Lo scultore torinese Cesare Biscarra, che visse e lavorò negli anni 20 a Mogadiscio, ebbe difficoltà a realizzare la sua opera “Caccia allo struzzo”. Questa è la sua spiegazione:

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Fra i somali molte idee vanno per aria e bisogna rifarsi da capo nello studio dell’anatomia, essendochè si presentano peculiarità notevolissime nella struttura generale dei corpi e nell’ossatura e nelle nervature e nelle attaccature degli arti, molto piú fini di quelle degli europei. In Somalia l’artista trova peró il piú profondo appagamento estetico nell’ammirare la bellezza armoniosa dei corpi dei somali, nei quali la snellezza si allea alla elegante robustezza e che presentano allo studioso delle forme una quantità di valori che certamente il consueto mezzo fotografico è ben lontano dall’approfondire plasticamente
Tra i somali, specialmente quelli dediti esclusivamente alla pastorizia, riscontransi quelle movenze naturalmente aggraziate e quelle pose spontaneamente ieratiche, che risultano alla fine, facilmente stilizzabili ed interessanti a modellare”.
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Estratto da “Mostre coloniali d’arte” di Umberto Giglio.
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