L’isola di Castelrosso, in greco Castellorizo ( Καστελλόριζο) o Megisti (Μεγίστη) è la principale di un piccolissimo arcipelago – in tutto nove chilometri quadrati, in gran parte scogli – vicinissimo alla costa anatolica e costituisce, sia dal punto di vista storico che geografico, il lembo più orientale della Grecia.
Benché sia al di fuori del mare Egeo, Castelrosso è sempre stato coinvolto nelle vicende del Dodecaneso poiché la sua popolazione non poteva che guardare verso Rodi, la terra greca più vicina benché si trovi ad oltre settanta chilometri di distanza e, anche oggi, richieda qualche ora di navigazione attraverso acque controllate dalla Turchia, l’antico padrone e il perenne nemico.
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Ad ogni modo è sempre stata l’autorità residente a Rodi, fossero i bizantini o i Cavalieri di Gerusalemme, gli Aragonesi o i Veneziani, ad insediarvi governatori e castellani finché nel 1512 l’isola divenne definitivamente turca dopo secoli di storia tormentata.
Quando l’Italia occupò il Dodecaneso durante la guerra con la Turchia nel 1911-1912 la popolazione chiese con insistenza un presidio italiano, ma non se ne fece nulla perché Castelrosso era troppo lontana dalle rotte che noi intendevamo controllare occupando le altre isole e, d’alta parte, le operazioni militari in quell’area erano finalizzate a favorire la conquista della Libia e non a dare la libertà alle locali popolazioni greche.
Inutilmente a Castelrosso si proclamò un governo provvisorio che non trovò un interlocutore europeo, ma scatenò la repressione turca.
Sfumata la possibilità di un intervento italiano, prese quota con più successo una fazione filo francese tanto che, scoppiata la prima guerra mondiale, il 28 dicembre 1915 la Francia occupò l’isola che si trovò così in prima linea, anche se su un fronte secondario, subendo dei bombardamenti da parte delle vicinissime batterie turche.
Dopo la guerra la Francia ottenne il controllo di Siria e Libano e quindi aveva interessi che di ben altro calibro che essere presente su quell’isoletta che ad ogni modo non poteva essere restituita alla Turchia, così che il trattato di Sevres l’assegnò all’Italia: fino al quel momento non avevamo avuto alcun interesse per quello scoglio lontano dai nostri possedimenti in Egeo, ma ne fu accettata volentieri la sovranità tanto più che l’isola si inseriva nell’itinerario fra Rodi e il porto di Adalia, che le nostre truppe occuparono per alcuni anni al termine del conflitto quando si pensava che quella provincia sarebbe stata assegnata all’Italia in caso di smembramento della Turchia. Così il primo marzo 1921 Castelrosso entrò a far parte dei possedimenti dell’Egeo.
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Come le isole del Dodecaneso, Castelrosso usò i francobolli italiani sovrastampati o quelli di Rodi, ma ebbe anche il privilegio di un’emissione celebrativa propria.
Come al solito gli italiani cominciarono a costruire scuole e opere pubbliche, ma comunque l’acquisizione dell’isola non fu un buon affare tanto più che la prospettiva di una zona di influenza in Anatolia era sfumata e le truppe presenti furono ritirate. Da tempo Castelrosso aveva un’economia in crisi e i suoi abitanti, dai 15000 dei tempi antichi, erano gradualmente scesi fino a 3000 (e sarebbero ancora scesi successivamente fino alle poche centinaia di oggi).
I rapporti con la popolazione locale furono buoni e fino al 1937 l’amministrazione comunale veniva nominata con libere elezioni anche se covava un dirompente irredentismo greco che vedeva la sovranità italiana come un primo passo necessario per liberarsi dal giogo turco, ma sostanzialmente solo un momento di transizione prima di potersi riunire alla Grecia.
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L’unico collegamento di Castelrosso era una corsa settimanale del piroscafo postale.
Il piroscafo postale “Fiume” a Castelrosso. Venne affondato nel 1942 da un sommergibile greco con un’ingentissima perdita di vite umane.
Nel febbraio del 1941 l’isola subì una brevissima occupazione da parte degli inglesi che chiamarono operazione “Abstention” ma furono costretti a reimbarcarsi precipitosamente dal deciso contrattacco italiano.
In quell’occasione la maestra Anastasia Arnaoutoglu si guadagnò la medaglia di bronzo al valor militare con la seguente motivazione:
Arnautoglu Anastasia di Demetrio e fu Callipoli Maria, da Smirne, ex insegnante.
Suddita italiana, durante i combattimenti svoltisi in un isolotto italiano nell’Egeo, assalito di forze nemiche, visto che un marinaio italiano – caduto perché ferito ad un piede – era stato circondato da un gruppo di nemici che stavano per finirlo, con magnifico gesto si para davanti al ferito ed offrendo il proprio petto, esclamó: «Non sparate, è ferito! ammazzate piuttosto me perché compireste un atto di barbarie». Splendido esempio di generosità e di altruismo – Castelrosso, 25 febbraio 1941-XIX.
Gli inglesi tornarono nel settembre 1943, ma era intervenuto l’armistizio e i nuovi arrivati dettero semplicemente il cambio al piccolo ed esausto presidio italiano che lasciò l’isola a fine mese, con l’intenzione di farne un posto avanzato per le successive non brillanti operazioni contro il Dodecaneso, tenuto dai tedeschi fino a fine guerra.
Anche se dopo il conflitto rimase in carica l’amministrazione italiana, essa operò sotto il rigido controllo inglese. Non furono pochi coloro che speravano in un prolungamento della sovranità dell’Italia poiché ritenevano prematuro il ritorno alla Grecia che in quel momento era dilaniata dalla guerra civile e ridotta alla fame mentre il nostro paese, pur sconfitto, era tranquillo e in rapida ricostruzione, ma nel 1947 l’isola si ricongiunse alla madrepatria greca.
di Guglielmo Evangelista


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