“Parigi Hammamet”. Nel thriller di Bettino Craxi il riassunto del mondo che viviamo

Oggi il sito italiacoloniale.com esce eccezionalmente dai suoi temi per condividere la lettura del romanzo di Bettino Craxi ritendolo degno di nota e utile a qualche riflessione. Buona lettura

“Ogni tanto, però, quelle che abbiamo sempre considerato nostre fantasie estreme si rivelano, appunto, drammaticamente reali, come dimostrano gli eventi singolarissimi che mi accingo a raccontare” leggiamo nella quarta di copertina del romanzo “Parigi Hammamet” di Bettino Craxi. Si, il segretario del Psi, il due volte presidente del Consiglio dal 1983 al 1987, poi travolto dalle vicende giudiziarie che portarono al crollo della “Prima Repubblica” e infine morto in esilio in Tunisia.
Nel 2020 la Mondadori in collaborazione con la Fondazione Bettino Craxi, presieduta dalla figlia Stefania, ha pubblicato questo romanzo inedito “in cui il celebre statista italiano rilegge, affidandoli alla finzione della narrativa, gli avvenimenti che hanno segnato la fine del suo percorso politico”.

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Al di là della sviluppo spionistico sono molto interessanti alcuni passaggi, inseriti qui e là nella narrazione che dimostrano una lucidità, potremo dire spaventosa, davanti agli attuali eventi nazionali ed internazionali.
Nel racconto introduce una organizzazione criminale sovranazionale che chiama il “Mucchio”, equiparandola alla famigerata Spectre. Così descrive i suoi affiliati:
«Un esercito numeroso, ma non quantificabile, che agisce su contratto e che non conosce il retroscena strategico o pensa di combattere per chissà quale ideale.
Qui c’è di tutto: mussulmani fondamentalisti, cristiani, ebrei, atei; tutte le nazionalità, insomma, vista l’enorme disponibilità di denaro attraverso il quale tutti possono diventare potenziali contrattisti, dal giornalista al magistrato, dal poliziotto all’agente segreto, dall’uomo politico al dirigente sindacale, dal killer professionista al rivoluzionario di professione. Noi abbiamo individuato, ad esempio, ex agenti del Kgb, della Cia, del Mossad e dell’Intelligence Service. Francesi e italiani sono reclutati per lo più non nei servizi segreti, che in quei Paesi non esistono o sono stati distrutti o indeboliti, ma nell’ambito dell’informazione e della giustizia

E queste sono le finalità: «il Mucchio non tollera governabilità, stabilità e orgoglio nazionale, al quale contrappone separatismi, regionalismi, sovversivismo. Con ciò evita il pericolo di uno stabile e fruttuoso incontro tra Paesi europei e popoli nordafricani e medio-orientali, un nesso mortale per chi specula sulle tensioni religiose, culturali, politiche di questa parte del mondo.»
Chiaramente «appoggiando il fondamentalismo mussulmano per creare un grande disordine. In seguito, si agirà per distruggerlo con il consenso e la complicità delle restanti nazioni…»
Precisando infine che «la geografia del terrore indicava chiaramente il suo obbiettivo finale, sebbene l’ipocrisia massmediale facesse finta di non capire. L’informazione non informava. Depistava. Qualcuno stava demolendo le sovranità nazionali, per riunificarle, poi, in ginocchio, sotto un Dio falso e bugiardo, il dio-valuta pregiata, gestito da un pugno di nemici dell’umanità

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Craxi nell’intreccio inscena infine una sorta di interrogatorio, presenta una sorta di verbale:
«…Tirò fuori il dischetto. Mise il dischetto nel computer e ci mostrò dati, nomi, cifre. Le indagini erano già avanzate e orientate, fabbricate altrove, una sorta di autostrada verso il potere. Avevamo la possibilità di spazzare via tutta la classe dirigente politica ed economica del Paese. Per il momento, avvertì, è necessario e urgente annientare un uomo. Poi seguiranno altri. Certuni basterà avvertirli. Non reagiranno. È un test. Poi vedremo. Potrebbe bastare o no. Intanto, proviamo col primo obbiettivo.»
Qui fa intervenire il suo alter ego: «Potevate rifiutare, reagire… In fondo, diventavate esecutori di un progetto straniero contro il Paese, qualcosa di più e di peggio di un colpo di Stato. E senza sapere esattamente per chi lavoravate…»
Prosegue l’interrogatorio: «Non era possibile sottrarsi. Qualcuno avrebbe potuto distruggere anche noi. Me per primo. C’ero anch’io nel dischetto. Comunque era chiaro che in qualche archivio galleggiava minacciosa la storia del palazzo di giustizia.
Tante storie, molte delle quali irriferibili… Mi creda, irriferibili… C’era il magistrato psicotico, con l’anamnesi del proprio divenire paranoico; c’erano altri pubblici ministeri, già fiancheggiatori dei terroristi; uno che prendeva ordini dal partito comunista… Un altro maniaco, poca testa, molti capelli, con una montagna di errori giudiziari sulle spalle […] C’erano perversioni sessuali… Nessuno è senza colpa… No, l’offerta non si poteva rifiutare… La situazione poi era favorevole: potevamo davvero essere protagonisti di una “rivoluzione”. Ne poteva uscire qualcosa di buono. Io lo credevo in buona fede. Mi parve di poter rivivere una nuova vita, esaltante… Potevo finalmente diventare qualcuno, aspirare a incarichi di rilievo. Bastava forzare la legge, farne un uso alternativo, come per anni avevano teorizzato i magistrati sovversivi, badando, però, al consenso popolare. Alla gente si doveva far credere che poteva regolare i conti direttamente, quasi con le proprie mani, con la classe dirigente. Tutti i popoli sentono il richiamo profondo della jacquerie… Anche il dirigente più amato e rispettato rischia, un bel giorno, di essere fatto a pezzi, all’improvviso, da un momento all’altro. L’invidia sociale è in noi, in tutti noi, in tutti i popoli. È un archetipo tribale. Di qui, la necessità di avere la massima collaborazione dei mezzi d’informazione… […]
Fu un gioco da ragazzi. I proprietari dei grandi mass media facevano sapere di essere quasi tutti della partita. Erano anch’essi tutti nei dischetti, tutti ricattabili. Trovammo un accordo, prima ancora di partire. Fu un voto di scambio: voi ci presentate come salvatori della patria, come apostoli della moralizzazione, come giustizieri etici e noi, in cambio, saremo non solo magnanimi, ma anche amici.»

Ecco, questi i passaggi del romanzo di Craxi che maggiormente hanno stuzzicato la mia curiosità e che ho voluto condividere.

di Alberto Alpozzi

La Fondazione Bettino Craxi “Ha come finalità principale la tutela e la promozione della personalità, dell’immagine, nonché del patrimonio culturale e politico dì Bettino Craxi e della storia del Psi, e svolge attività di promozione, ricerca e divulgazione nel campo delle scienze storiche, sociologiche, politiche ed economiche”.

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1 thoughts on ““Parigi Hammamet”. Nel thriller di Bettino Craxi il riassunto del mondo che viviamo

  1. Molto controverso come personaggio. Sentire la gente parlare di lui, è un po’ come sentire i giornalettai parlare del Duce. Non si sa mai dove la menzogna e l’infamia, si mischino alla verità. A forza di raccontare e sputtanare le persone, si finisce con l’impossibilità di trarne un giudizio incondizionato. Pensare che l’unica cosa che mi hanno detto di lui , è stata “Dentro il Bettino, fuori il bottino”. Mah… Sicuramente in questo libro non ci sono cose “campate all’aria ” da un imbecille qualsiasi. Il Regime della tessera di credito sociale comunista cinese, a cui hanno già preparato tutto ( ma proprio tutto) per essere correlata ai nostri dati – TUTTI- compreso riconoscimento facciale, microchip, QR code con patente, carta d’identità, codice fiscale, tessera sanitaria, passaporto, IBAN, conto corrente postale, carte di credito , conti online, bancomat, praticamente TUTTO. STA PER ESSERE LANCIATO NEL 2023, MA LA “DONATO” DICE FURBESCAMENTE ( NON DICE NO !!!) CHE DOBBIAMO ASPETTARE ANCORA UN PO, PER FARE LE COSE CON PIÙ CALMA… PERCHÉ LE COSE FATTE DI FRETTA RISCHIANO DI AVERE COMPLICANZE.. Intanto il “criminale” Craxi aveva previsto che sarebbero partiti dalla Magistratura ( ovvio, è la più corrotta del mondo) e con l’aiuto dei media ( anche qui, siamo 77° al mondo in quanto a censura ) . Non come quando c’era LVI, il pelatone cattivo, che censurava i libri pericolosi ( secondo la narrazione partigiana…in effetti a Gramsci in carcere, ha fatto avere parecchi libri di Lenin , Marx , e un tizio francese della stessa risma, ma il cui unico ricordo, è che aveva una prefazione e autografo di Lenin ( non avrete nulla, ma sarete felici) . Beh,il buon vecchio Alberto ha stuzzicato la mia fantasia. Mi comprerò il libro su “il Libraccio.it”. Ad Maiora 🥂

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