Durante il lungo assedio di Gondar, le truppe italiane poterono ricevere pochissimi rifornimenti, trasportati in volo dagli SM 82 che decollavano dalla Libia e, con un lunghissimo volo sul Ciad francese, riuscivano a raggiungere la nostra roccaforte. Oltre a munizioni e poco carburante, riuscirono a far arrivare anche 4 caccia CR 42 smontati.
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Per i carri armati, si arrangiarono gli operai delle locali Officine Meccaniche. Utilizzando gli chassis di alcuni Caterpillar D-4 e D-6 americani presenti sul posto per i lavori stradali, costruirono 3, forse 4, carri armati, dotandoli di blindature artigianali fatte con traversine ferroviarie e lamine di balestra da autocarro. Armati con 4-5 mitragliatrici Schwartzlose austriache di preda bellica della Grande Guerra.
A ognuno venne dato il nome di una delle ridotte che difendevano la capitale dello Amhara. Purtroppo, solo di due di questi esistono immagini e se ne conosce il nome: UOLCHEFIT e CULQUALBER. Come potete vedere, non erano uguali, differivano per la forma dello scafo e per la posizione dell’armamento. Fecero comunque il loro dovere fino all’ultimo, distrutti dai loro stessi equipaggi per impedirne la cattura al momento del l’inevitabile resa.
di Giuseppe Antoni
incredibile ingegno italiano
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