
Uno da questi esempi che dovrebbe essere studiato è l’immagine architettonica e urbana in Libia degli anni Trenta.
Con lo studio delle forme architettoniche e specialmente quelle relative alla composizione dei popoli indigeni e in particolare la composizione religiosa, sarà facile evidenziare il rapporto del governo con il popolo.
In questo articolo vedremo uno dei lavori più importanti realizzati a Tripoli. Dopo averlo studiato in modo razionale e astratto, si può capire che la persona che è stata incaricata di realizzare questo progetto ha costruito le basi di un rapporto pacifico tra il governo e gli indigeni musulmani.
La scuola superiore islamica, istituto scolastico aperto nel 1935 a Tripoli, aveva la missione di dare l’occasione ai figli dei musulmani di Libia di studiare le dottrine giuridiche e religiose islamiche, per formare i giovani musulmani per la magistratura e l’istruzione.
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In questo periodo il rapporto con i musulmani indigeni fu molto positivo. Il più chiaro esempio è dato dal fatto che proprio in questo periodo fu la creazione dell’Associazione Mussulmana del Littorio, per i cittadini libici musulmani ai quali era stata concessa la cittadinanza italiana speciale, per delineare i diritti e i doveri dei cittadini italiani musulmani.
La scuola superiore islamica è stata fondata sotto la supervisione di studiosi religiosi che c’erano nei paesi vicini come Egitto e anche con la collaborazione di un gruppo di studiosi religiosi libici. La scuola fu una grande occasione per i libici che non potevano andare a studiare in Egitto e Tunisia.
Tutto ciò che viene menzionato sono semplici informazioni storiche e la natura del rapporto tra Italia e Islam è un argomento importante e degno di studio in diversi aspetti.

L’edificio fu progettato da Florestano Di Fausto. Il sito si trovava a Tripoli in una zona che si chiamava Al Sahra, dove si trovava una vecchia moschea. Anche se la moschea era molto vecchia il progettista nella suo progetto architettonico e urbanistico ha deciso di conservare la vecchia moschea e, fatto il nuovo piano regolatore della zona, la moschea venne inserita nel centro affinché fosse ben visibile.
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Di Fausto ha usato elementi architettonici locali. Con questi elementi il nuovo progetto, come una cornice, evidenzia la vecchia moschea e insieme formano un capolavoro architettonico riflettendo il desiderio dell’architetto e del governo italiano di coesistere pacificamente con la popolazione musulmana indigena.
Molti storici possono dubitare del principio di convivenza pacifica tra l’Italia e gli indigeni in termini assoluti, ma questa relazione deve essere ben studiata con i suoi aspetti positivi e negativi per delineare le linee guida che regolano il rapporto con l’altro e preservare la dignità umana e offrire l’opportunità di una convivenza pacifica, per quanto diversa.
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di Mofawak Hawas

GALLERIA FOTOGRAFICA
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