Siamo nel 1897 quando il Governatore dell’Eritrea Ferdinando Martini decide di trasferire la capitale da Massaua ad Asmara.

Tutti gli interni furono decorati in marmi provenienti da Italia e Francia mentre i legni delle porte furono fatti arrivare dal Brasile.
Nel 1906 il Consiglio Direttivo di Metereologia e Geodinamica aveva approvato la proposta di aprire una stazione sismologica in Asmara.
Erano i primi anni in cui a livello mondiale iniziarono a farsi strada i sismografi che videro l’Italia ai vertici della tecnologia.
In un primo momento si pensava di aprire la stazione a Massaua ma le alte temperature fecero optare per Asmara, dove il Capitano Alfonso Tancredi già direttore dell’osservatorio di Adi Ugri, si assunse l’incarico di dirigere l’impianto, ottenendo dal Governatore Salvago Raggi, succeduto al Martini, che gli venisse messa a disposizione un area dentro il Palazzo del governatore.

A partire da Gennaio 1918, i terremoti si fecero più gravi e continui, destando allarme nella popolazione. Si deve a Ulisse Bennati che viveva in Asmara se poterono essere da lui trascritte il numero dello scosse, l’orario e l’intensità.
In quell’anno giunse ad Asmara il sismografo Agamennone e due pendoli orizzontali in quanto quelli verticali avrebbero richiesto per la sospensione un attacco di altezza superiore al fabbricato.
Tutto l’impianto fu fornito dall’Officina Meccanica L. Fasccianelli di Roma dalla quale furono anche acquistati un sismoscopio elettrico a doppio effetto per scosse ondulatorie ed un orologio sismoscopico.
Dall’orologeria cronometrica Koh Ischitter di Genova fu anche acquistato un buon cronometro.
La camera scelta dal Professor Isaia Baldrati fu ricavata a piano terreno, ben illuminata da tre grandi finestre, con il sismografo collocato in un angolo formato con il muro a nord confinante con l’esterno e del muro interno ad ovest.

Poiché il sole in Asmara durante l’anno passa da sud a nord, Palazzo costruì un foro su una lamina in ferro di 3 mm di diametro che fissò sul tetto del palazzo del governatore. Da qui, con un filo a piombo fece poi il centro sul pavimento del laboratorio, dove attorno realizzò la meridiana. Quando il sole passava a mezzogiorno, veniva riprodotta l’ora solare esatta e quindi tutte le altre. Dal tetto del palazzo al pavimento del laboratorio il raggio di luce doveva fare oltre 10 metri per raggiungere la meridiana.
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di Pasquale Santoro