
In Etiopia, secondo la costituzione, il primo ministro è la carica con il massimo potere, mentre il presidente ha più che altro un peso simbolico e un’influenza sociale: una carica “cerimoniale”.
Eletta con voto unanime dal Parlamento, composto per metà da donne, ad una sola settimana dopo le inaspettate (e poco chiare) dimissioni dell’ex Presidente Mulatu Teshome, ha dichiarato che il suo impegno principale sarà quello di lavorare per la parità dei sessi e la pace.
Rivolgendosi al Parlamento, la neo eletta: “Esorto tutti voi a sostenere la nostra pace, nel nome di tutte le madri che sono le prime a soffrire per l’assenza di pace”, riferendosi all’attuale situazione dell’Etiopia con l’Eritrea.
Ha concluso con una frase molto significativa, che andrebbe presa a modello anche in Italia e soprattutto da chi in questi ultimi anni ha combattuto strenue battaglie per la parità di genere e concentrandosi sulla demonizzazione del passato: «I partiti di governo e di opposizione devono capire che viviamo in una casa comune e che ci dobbiamo concentrare sulle cose che ci uniscono, non su ciò che ci divide, per creare un Paese e una generazione che ci renderà tutti orgogliosi».
.