Naufragi e pirati caratterizzano da secoli le acque del Corno d’Africa, rendendo il capo Guardafui, il promontorio che divide le acque del Golfo di Aden dall’oceano Indiano, uno dei luoghi più pericolosi del pianeta.
L’assenza di un segnalamento marittimo sulla punta estrema dell’Africa Orientale fu dibattuta per decenni, sin dall’800, dalle potenze coloniali europee che in quei mari navigavano da e verso il canale Suez, la nuova via d’acqua verso le Indie, inaugurata nel 1869.

Ecco così scriveva l’allora Governatore della Somalia Guido Corni:
“Nel 1929, presentando il traliccio in ferro del Faro Crispi segni di avanzata corrosione dovuta all’azione dell’aria marina, feci montare la lanterna su di una torre in pietra rossa e dura del luogo, cerchiata di anelli in cemento armato e recante una scure, simbolo del littorio, che resterà nei secoli ad indicare, con la sua viva luce, la via sicura alle navi, che dall’Oriente navigano verso l’Europa”.

“Ma l’Italia volle maggiormente affermare il grande simbolo del faro Guardafui ed imprimere ad esso ancora un più alto e più grandioso significato. Volle che la luce splendente che illumina la via ai naviganti fra i perigli e gli ostacoli, irradiasse dal Fascio Littorio, il segno della nostra grandezza passata e della nostra meravigliosa rinascita. Silenziosamente, tenacemente gli ascari, soldati d’Italia, strappando alla roccia durissima color del porfido gli enormi blocchi, li trascinarono faticosamente a braccia sulla vetta, procedettero ad un penoso lavoro di pulitura della ferrea pietra, in luogo privo di acque e di mezzi e la torre dalla pura forma del Fascio Littorio, sorta dal lavoro e dalla abnegazione di tanti, disegna la sagoma grandiosa e severa sull’azzurro sfondo del grande oceano!
Dalla sera del 3 maggio 1930 la luce del Fascio Littorio illumina le vie del mondo!”
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Articolo di © Alberto Alpozzi , foto di © Carlo Pedrini – Tutti i diritti riservati