Gli ascari erano soldati indigeni inquadrati come componenti regolari nelle forze armate del Regio Esercito. Questo corpo militare ritrova le sue origini in una banda di mercenari, conosciuti come i bashi-buzuk (teste matte), creata in Eritrea dall’albanese Sangiak Hassan, un avventuriero che si era messo a disposizione dei benestanti del luogo.
Nel 1885 le teste matte furono comprate dal colonnello piemontese Tancredi Saletta, che costituì i primi reggimenti indigeni che, in appoggio ai suoi bersaglieri, sbaragliarono velocemente i predoni dancali e conquistarono l’entroterra di Massaua. Nel 1889, con la costituzione di quattro battaglioni indigeni, i bashi-buzuk furono ribattezzati ascari, dall’arabo askar, soldato. In principio, gli ascari venivano reclutati nell’Arabia meridionale e in Eritrea. Quest’ultima ci fornì il più alto numero di ascari, che finirono per diventare il maggior prodotto d’esportazione della colonia: quando l’Italia fascista dichiarò guerra all’Impero d’Etiopia, il 40% della popolazione eritrea era impegnata militarmente nelle nostre file.
Gli ascari erano organizzati in plotoni, compagnie e battaglioni, ma prima di entrarvi regolarmente dovevano superare una prova: sessanta chilometri di marcia lungo impervi territori eritrei. Possedevano una disciplina molto rigida, specialmente se impartita dai loro superiori, gli scium-basci (sergenti) ed i buluk-basci (caporali), ed indossavano un’elegante divisa bianca, una fascia attorno alla vita il cui colore variava a seconda del reggimento in cui militavano, il tarbusc ed il fez. Queste truppe combatterono con coraggio e onore al fianco delle truppe metropolitane, dimostrando infinite volte la loro inflessibile fedeltà alla bandiera italiana.
di Antonio Valerio Fontana – © Tutti i diritti riservati
Foto dalla collezione di Mario Nobile
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