Una casa viaggiante per dipingere le colonie italiane

Giorgio Oprandi - Casa Viaggiante_Lovere (1)All’Accademia Tadini di Lovere (BG), sul lago di Iseo, si può ammirare, fino al 9 settembre 2018 la casa-viaggiante o auto-casa del pittore Giorgio Oprandi.
L’Accademia che lo ebbe come studente ospita infatti la mostra “Giorgio Oprandi – Lo sguardo del viaggiatore” e all’entrata è esposta la sua casa-viaggiante che lo accompagnò nelle colonie italiane per dipingere l’Africa degli anni ’20.
Oprandi nacque a Lovere nel 1883 e vi morì nel 1962. Dopo i suoi primi studi di belle arti alla Tadini seguirono quelli a Bergamo e a Roma. Dopo la prima guerra mondiale si dedicò al rilievo topografico ed iniziò a dipingere vedute delle Alpi e degli alpini. La sua prima mostra personale fu del 1921 a Milano quando fu preso dal “mal d’Africa” che lo portò in più viaggi a visitare e dipingere le colonie italiane.  Aggregandosi alle carovane o spedizioni esplorative compì i suoi primi viaggi in Algeria, Egitto e Eritrea. Nel 1925 fu in Egitto, dove il re Fuad gli commissionò la decorazione di una stanza del suo palazzo di Alessandria.
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Sono del 1926 le prime testimonianze della famosa “casa viaggiante” durante un suo viaggio in Eritrea. Si tratta praticamente di un rudimentale camper da lui progettato a partire dallo chassis di una Fiat 503, modificato dal meccanico loverese Antonio Adani, che lo accompagnerà anche in Africa.
L'autocasa di Giorgio OprandiLa Fiat 503 modificata a casa-viaggiante 1460 cc., 16 cavalli, 4 cilindri, 4 marce, 72,5 km/h, trazione posteriore, iscritta nel pubblico registro il 31 ottobre 1927, presentava la stessa meccanica della Fiat 501, ma con un telaio più lungo e sospensioni modificate, quattro freni sulle quattro ruote. Ma soprattutto la “casa viaggiante” fu dotata di una piccola cucina e una camera da letto e il tetto poteva diventare una barca.
Oprandi e la sua casa-viaggiante non tardano a far parlare di sé in patria e la stampa lo definì «pittore con la casa in testa» o il «pittore-zingaro motorizzato» unendo sempre il suo nome alla «sua strana casa ambulante» ma soprattutto le sue opere ben presto lo qualificarono come “pittore delle colonie”.
Durante i suoi viaggi in Eritrea strinse anche importanti relazioni con il Governatore Jacopo Gasparini e con Elena d’Orléans, la duchessa d’Aosta, che nel novembre del 1927 patrocinò la mostra di Oprandi presso il Museo coloniale di Roma, acquistando anche tre quadri. La visita del Re Vittorio Emanuele III e del ministro delle colonie Luigi Federzoni, proiettarono Oprandi in un giro di mostre nazionali ed internazionali e l’impiego ministeriale delle riproduzioni delle sue opere per manifesti e illustrazioni di libri a carattere coloniale.
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Con la sua casa viaggiante percorse le piste della Tripolitania, della Cirenaica, della Siria, della Palestina, dell’Egitto, dell’Eritrea e della Somalia. Nel gennaio 1928 pubblicò uno scritto autobiografico dal titolo “Il mio vagabondaggio eritreo”.
I suoi viaggi coloniali terminano prima della guerra d’Etiopia per recarsi in Albania dove vi resterà fino allo scoppio della seconda guerra mondiale.
Nel 1948 sul Corriere di Informazione si parla di nuovo del “pittore-zingaro motorizzato” e Orio Vergani scrive di Oprandi e della sua 503 come di «un romanzo che si potrebbe chiamare “la casa a quattro ruote”».
Negli anni 50 lo storico “camper” verrà sostituito da una Fiat “Giardinetta” dotata di una speciale intelaiatura su cui poteva essere montata una tenda.
La vecchia auto-casa verrà abbandonata a Bergamo nella Casa Oprandi lungo le mura di via Fara, per poi essere acquisita dalla famiglia Michetti per poi essere definitivamente acquistata da Valentino Bellicini, che ne ha curato il restauro e permesso l’attuale esposizione all’entrata della mostra di Lovere.
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di Alberto Alpozzi – © Tutti i diritti riservati
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Galleria fotografica della casa-viaggiante di Giorgio Oprandi

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