1902. La riforma del Regio Corpo Truppe Coloniali

Il 1902 è l’anno nel quale il Regio Corpo Truppe Coloniali fu oggetto di una importante riforma su iniziativa del Ministro della Guerra, generale Coriolano Ponza di San Martino, che ne stabilì comandi, uffici e reparti dipendenti nell’ambito del più generale Regolamento organico della Colonia Eritrea (R.D. n. 168 del 30 marzo 1902) varato dal Governo Zanardelli.
Il 15 gennaio erano già state emanate dal Ministro le “Istruzioni relative alle regie truppe d’Africa” riguardanti i militari nazionali in servizio nella Colonia, ma fu appunto con il Regio Decreto del 30 marzo che l’operazione più ampia di riordinamento dello strumento militare coloniale italiano ebbe compimento.

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C. Ponza di San Martino

COMPOSIZIONE DEL REGIO CORPO TRUPPE COLONIALI SECONDO IL REGOLAMENTO DEL 1902
– Comando delle Regie Truppe
– Compagnia Carabinieri Reali
– Compagnie Cacciatori d’Africa
– Ba ttaglioni Indigeni
– Squadrone Indigeni
– Comando d’Artiglieria e Direzione del Laboratorio
– Compagnia Cannonieri
– Batteria Indigena
– Servizio del Treno
– Servizio del Genio
– Direzione del Servizio di Sanità
– Compagnia Costiera
– Tribunale Militare
– Deposito Coloniale Militare di Napoli

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Gli ufficiali e gli impiegati sono 139 (ripartiti in 134 ufficiali e 5 impiegati); i graduati e la truppa nazionale ammontano a 671 uomini; i militari indigeni sono 4102; il personale civile indigeno è di 29 uomini; infine i quadrupedi a disposizione sono 902.
Il comando delle Regie Truppe è tenuto da un colonnello mentre il suo Stato Maggiore è composto da un maggiore di S.M. (Capo di Stato Maggiore), un capitano di S.M. (Vicecapo di Stato Maggiore) e tre ufficiali subalterni appartenenti a qualsiasi arma.


La forza totale delle tre compagnie di Cacciatori d’Africa è di tre capitani comandanti; sei ufficiali subalterni; otto sottufficiali; ventidue tra caporali e caporali maggiori; otto trombettieri; nove attendenti e 306 uomini di truppa con tre quadrupedi a disposizione (uno per ogni capitano).
Con il nuovo ordinamento del 1902 vengono inoltre soppressi i battaglioni eritrei VI, VII ed VIII – mentre il V era già stato sciolto in precedenza – cosicché il numero dei battaglioni indigeni viene portato a quattro.
A fronte di una diminuzione numerica dei battaglioni, vi è però un rafforzamento organico del singolo battaglione il quale ora consta di un maggiore comandante; uno Stato Maggiore composto da un tenente aiutante maggiore, un ufficiale subalterno, un ufficiale medico subalterno, cinque militari di truppa italiani e undici indigeni.


Ogni compagnia indigena è formata da un capitano comandante; due tenenti; sei buluk-basci; sei muntaz; tre trombettieri; tre attendenti; sei conducenti; 136 ascari; sei quadrupedi da soma.
Il Regolamento organico della Colonia Eritrea del 1902 ebbe la funzione di garantire ai militari, anche nella fase della politica di raccoglimento seguita alla sconfitta di Adua del 1896 ed al trattato di pace con l’Impero d’Etiopia del 1900, uno strumento agile ed al contempo forte sia per la difesa delle frontiere della Colonia che per imboccare la via dell’espansione qualora da Roma l’avessero voluto.

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L’Ordinamento organico della Colonia Eritrea (R.D. n. 48 del 11/02/1900) approvato nel 1900 era stato fortemente sponsorizzato dal Governatore Ferdinando Martini, favorevole al controllo civile sulle autorità militari nei territori italiani d’Africa, ed aveva generato uno stridente contrasto con il Ministro della Guerra Ponza di San Martino, il quale nell’ottobre del 1900, confrontandosi con il collega degli Esteri Emilio Visconti Venosta, aveva richiesto l’abolizione dell’articolo 16 del predetto Ordinamento e che la corrispondenza tra Comandante delle Regie Truppe in Colonia e Ministero della Guerra avvenisse in via riservata, senza la visione preventiva del Governatore civile, onde evitare fughe di notizie e consentire a potenze straniere interessate o direttamente al nemico etiope quale fosse la reale preparazione alla guerra della Colonia Eritrea.
Nonostante Visconti Venosta si fosse rifiutato – per tramite del Segretario dell’Ufficio Coloniale del MAE Giacomo Agnesa – di discutere oltre la questione sanzionando la correttezza dell’Ordinamento in vigore e quindi la superiorità del Governatore civile sul Comandante delle Regie Truppe, sostanzialmente l’articolo 16 restò inapplicato almeno fino al maggio del 1903 quando fu approvata la Legge sull’Ordinamento della Colonia Eritrea e questo permise ai militari di godere, ancora per qualche tempo, di ampia autonomia in Africa.
L’ordinamento del Regio Corpo Truppe Coloniali d’Eritrea del 1902 nasceva sostanzialmente nel clima di confronto-scontro tra Martini ed i militari ma rispondeva anche alla volontà del Re Vittorio Emanuele III e dei circoli colonialisti romani di non pregiudicare la capacità bellica eritrea ed anzi di rafforzare la presenza di truppe in Africa. Del resto la conferma ai due ministeri militari di Guerra e Marina del generale Coriolano Ponza di San Martino e dell’ammiraglio Enrico Costantino Morin (ininterrottamente ministri dal 1900 con i governi Pelloux II e Saracco) anche nell’esecutivo di Giuseppe Zanardelli – episodio chiave della nascita di questo specifico governo – era stato il sintomo della volontà sovrana di confermare alti livelli di spesa militare e la modernizzazione delle Forze Armate, mentre sotto il profilo della politica coloniale questa scelta era espressione della volontà di rinforzare il Regio Corpo Truppe Coloniali.
La fluidità delle frontiere tra Impero d’Etiopia e Colonia Eritrea, le quali ancora non erano state ufficialmente stabilite dopo il sostanziale fallimento delle lunghe trattative seguite alla battaglia di Adua, lasciavano ampia possibilità agli Italiani di riprendere la penetrazione verso l’Impero di Menelik. Lo stesso Ferdinando Martini, per quanto propenso a sostenere la politica di raccoglimento, riuscì ad evitare che si arrivasse a un pronto accordo sulle frontiere che abbandonasse l’altipiano eritreo, com’era nei disegni iniziali anche dei governi italiani post-1896.
Il Regolamento organico della Colonia Eritrea del 1902 rispose proprio all’esigenza di rivitalizzare la politica coloniale italiana in una fase in cui si iniziava a pensare anche all’allargamento del diretto dominio di Roma sulle terre dei Somali.

di Filippo Del Monte

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