In tutti i continenti la penetrazione coloniale degli stati europei, come è logico, è partita dalle coste per poi penetrare verso l’interno e anche l’Italia non ha fatto eccezione.
Tuttavia, man mano che ci si allontanava dal mare, specialmente in presenza di territori desertici o impervi, questa espansione perdeva sempre più slancio e interesse: la Francia, che pur possedeva le coste del Senegal fin dal XVIII secolo, completò l’occupazione del Sahara procedendo da ovest a est solo nel 1898, arrestandosi a Fashoda quando incontrò gli inglesi che dal Sudan avanzavano in senso opposto.
L’Italia, dopo aver rapidamente occupato la costa mediterranea della Libia nel 1911, solo dopo la pausa dovuta alla prima guerra mondiale iniziò la penetrazione verso l’interno anche se molto stancamente per l’ostilità dei luoghi e la povertà dei nostri mezzi e forse sarebbe proseguita ancora più piano se fra le sabbie non vi fossero state alcune oasi importanti come Gadames, Sebha, Murzuq e Cufra, che fummo spinti ad occupare il più rapidamente possibile in quanto alcune erano località strategiche e altre centri della resistenza anti italiana.
All’estremo sud, inospitale e deserto, il confine con il Ciad appartenente all’Africa Equatoriale Francese era segnato astrattamente dalla linea di demarcazione, tracciata al tavolino, derivante da un accordo anglo-francese del 1899.
Laggiù in fondo c’erano solo sassi, sabbia e niente altro.
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Fra i compensi coloniali promessi all’Italia per la sua partecipazione alla Grande Guerra, al limite del grottesco per la loro meschinità, vi erano alcune rettifiche del confine orientale libico con l’Egitto, che gli inglesi si affrettarono a delimitare, e la “Striscia di Aozou” un territorio di 11.4000 chilometri quadrati che prendeva il nome da Aozou, l’unico centro abitato, da scorporarsi dal Ciad francese e annettere all’estremo sud della Libia.
Che cosa avesse di particolare per essere ambito dal nostro paese resta un mistero: forse si sperava di trovarvi del petrolio – si sapeva già che il sottosuolo libico ne era ricco – anche se per il momento il suo sfruttamento era impossibile dovunque perché i giacimenti erano troppo profondi per la tecnologia dell’epoca, benché il suo perfezionamento faceva sperare in grandi possibilità future.
La sua cessione si effettuò senza fretta e si concretò a seguito del Trattato Mussolini-Laval del 1935 così che, senza clamore, la Libia spostò il suo confine meridionale.
L’area entrò a far parte amministrativamente del “Territorio Militare del Sud” nel quale si trovavano, su di un’estensione grande quasi quattro volte l’Italia, solo pochi presidi militari e poco più di diecimila abitanti, venendo divisa fra le sottozone militari di Murzuq e di El Giof.
Da quanto descritto nel libro “Il Sahara italiano nella seconda guerra mondiale” edito dall’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito si desume che l’interesse per Aozou era tanto limitato che non vi furono nemmeno stabiliti dei presidi militari.
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Nel 1941 il Ciad fu la prima delle colonie della Francia di Vichy a passare agli Alleati e così già dalla fine di quell’anno, provenendo da sud, un piccolo contingente di truppe francesi penetrò nell’indifesa striscia di Aozou, di fatto smilitarizzata, e incontrando solo più a nord la resistenza italiana, che peraltro fu superata abbastanza agevolmente poiché era piuttosto debole essendo tutte le nostre risorse impegnate lungo la fascia litoranea. Iniziò così l’occupazione dell’intero Sahara sud occidentale e del Fezzan.
Ad ogni modo, dopo il conflitto, quell’inutile striscia di terra restò al regno di Libia finché nel 1955 il governo di re Idris I la restituì alla Francia senza avervi di fatto mai esercitato la sovranità.
Cambiarono poi i tempi: finita l’era coloniale Aozou entrò a far parte della repubblica indipendente del Ciad e qualche anno dopo in Libia salì al potere Gheddafi che rivendicò la striscia, l’occupò militarmente e l’annesse nel 1976.
In realtà, se non vi era petrolio, vi era stato invece trovato l’uranio e questo fece aumentare a dismisura il valore del territorio innescando un contenzioso fra Libia e Ciad che nel 1987 sfociò in guerra aperta.
Con il pretesto di andare in soccorso di una fazione locale di guerriglieri che combattevano il governo libico, con il sostegno della Francia, il Ciad invase la striscia di Aozou e sbaragliò con insospettata facilità le truppe della Libia che persero 7.500 soldati e un’ingente quantità di materiale militare.
Questa guerra fu soprannominata “guerra delle Toyota” per il massiccio impiego di fuoristrada di produzione giapponese.
Nel 1994 la Corte internazionale di giustizia si pronunciò a favore del Ciad che da allora mantiene la sovranità sul territorio.
di Guglielmo Evangelista
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