“Africa sotto i mari”. Girato a Massaua il film che lanciò Sophia Loren

Africa sotto i mari_Sophia Loren (2)Film girato nel 1952 a Massaua in Eritrea per la regia di Giovanni Roccardi, aiuto regista Nanni Loy (per vedere il film su RaiPlay clicca qui).
Pellicola forse inizialmente nata come documentario marino, bellissime infatti le riprese subacque di Giovanni Roccardi e di Gerd Beyzer su Ferraniacolor.
Protagonista una giovanissima Sophia Loren che ha appena adottato il suo nome d’arte (nome vero Sofia Villani Scicolone), inventato, secondo la leggenda, dal produttore e distributore Goffredo Lombardo della Titanus.
La pellicola è stata restaurata nel 2019, su richiesta di Rai Movie alla Titanus. Partendo dal negativo originale si sono eliminare graffi, lacerazioni e sporcature, con lo scopo di recuperare colori e contrasto del Ferraniacolor originale, ormai quasi completamente scomparsi a causa del degrado fisico del supporto.

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Africa sotto i mari_Sophia Loren (3)TRAMA: Sebastiano Lama, ricco industriale, mette a disposizione il proprio yacht per una crociera scientifica nel Mar Rosso, intrapresa nell’intento di eseguire riprese subacquee e di raccogliere esemplari della fauna marina. Volendo sottrarre la figlia Barbara a cattive compagnie e ad inopportuni amoreggiamenti, Lama dà al comandante dello yacht l’incarico di attrarre la ragazza a bordo con uno stratagemma. Il piano riesce, ma Barbara se la prende col capitano.
Durante il viaggio, Barbara, per vincere la noia, tenta, all’insaputa di tutti, un’esplorazione sottomarina; ma resta impigliata in una rete e morirebbe senza il pronto intervento del comandante. Questi, dopo averle salvato al vita, riesce ad interessarla al lavoro scientifico svolto dalla spedizione, traendola dalla cerchia delle futili preoccupazioni, che la tenevano prigioniera.
Nell’animo di Barbara si fa strada al tempo stesso un sentimento di stima e d’affetto per quell’uomo forte e coraggioso. Per eseguire delle riprese cinematografiche sulla pesca delle perle, il capitano s’allontana dalla nave e corre un rischio mortale, al quale tuttavia può sfuggire con l’aiuto dei pescatori indigeni.
Barbara, preoccupata, accorre a lui in canoa; ma s’espone a sua volta al pericolo d’annegare e vien salvata dal capitano e dagli indigeni accorsi. Alla fine i due giovani si confessano il loro reciproco amore.
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