Le targhe automobilistiche dell’Africa Orientale

Da Peter Pawellek senza dataLa nascita dell’Africa Orientale Italiana, fra le tante problematiche imposte dalla creazione e dall’unificazione in una struttura nuova, organica e omogenea delle vecchie colonie e dei nuovi territori acquisiti, rese opportuno anche un’armonizzazione dei sistemi di registrazione degli autoveicoli tanto più che la guerra del 1935-36 aveva causato un incremento eccezionale della motorizzazione: moltissimi automezzi erano stati importati dall’Italia, altri erano stati trasformati localmente e di altri si erano perse le tracce perché distrutti o “cannibalizzati” per fornire pezzi di ricambio e il tutto, di fronte all’urgenza imposta dal conflitto e poi dalla frenetica costruzione delle prime grandi opere, era avvenuto senza nessuna formalità così che il settore doveva essere completamente riordinato.
Prima della guerra italo-etiopica la situazione della motorizzazione nel Corno d’Africa era la seguente:
– In Abissinia circolavano non più di un migliaio di autoveicoli appartenenti a pochi notabili, ai diplomatici e agli stranieri residenti, oltre a un numero molto limitato di autocarri, autobus e taxi. La registrazione era su base locale con targhe in caratteri amarici indicanti i nomi della città o l’impiego cui era destinato il mezzo.
2 Eritrea 1937-1941– L’Eritrea aveva raggiunto un buon livello di motorizzazione quantificabile in circa un autoveicolo ogni dieci abitanti italiani, cioè una densità molto superiore a quella madrepatria che sarebbe stata raggiunta solo negli anni ’60, e l’automobile aveva cominciato a diffondersi anche fra gli indigeni più abbienti e i commercianti che, tra l’altro, si erano dimostrati autisti provetti. Le targhe erano identiche a quelle nazionali, ma anziché la sigla provinciale portavano per esteso la dicitura “Eritrea”.
– In Somalia, anche per la carenza di strade, il numero di autoveicoli, al di fuori di Mogadiscio e del complesso industriale del Villaggio Duca degli Abruzzi, restava limitato. Nel 1935 era stato istituito il Pubblico Registro Automobilistico e le targhe portavano la dicitura “Somalia” o la sigla “SO”.
4 Somalia 1937-1941Dopo un primo periodo di completa “anarchia” il 2 febbraio 1937 fu promulgato il Decreto del Vicerè n. 45 che istituì per ogni Governatorato il Pubblico Registro Automobilistico e impose l’adozione di targhe analoghe a quelle italiane, ma caratterizzate da una striscia tricolore che portava sovrimpressa la sigla A O I.
Sulle targhe posteriori tale striscia era applicata sul lato sinistro per tutta la sua lunghezza, mentre su quelle anteriori era i caratteri erano posti superiormente, su di un talloncino in dimensioni ridotte.
Le targhe erano prodotte localmente – da qui una certa differenza della grafica dei singoli caratteri rispetto a quelli standard in uso in Italia – e portavano il cosiddetto “punzone ufficiale” costituito da un disco alluminio con impresso il fascio littorio che ne attestava l’autenticità.
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I tipi previsti dalla normativa erano i seguenti:

Colore

Dimensioni (cm)

Dimensioni della striscia tricolore (cm)

Fondo

Scritte

Autoveicoli (posteriore)

Nero

Bianco

22×36

22×6

Autoveicoli (Anteriore)

7×30

3×6

Rimorchi

22×36

22×6

Motocicli

Bianco

Azzurro

16×24

14×4

Le sigle di immatricolazione erano le seguenti:
 
AA (Addis Abeba) – AM (Amara) – ER (Eritrea) – GS (Galla e Sidama) – HA (Harar) – SO (Somalia)
 
3 Eritrea motoA seguito della trasformazione del Governatorato di Addis Abeba in Governo dello Scioà (RDL 11 novembre 1938) vennero rilasciate anche targhe con la sigla SC.
La n.1  dell’Eritrea fu rilasciata il 15 marzo ad una Fiat 508 dell’Ufficio Eritreo dell’Economia (Cioè la locale Camera di Commercio), la n.1 della Somalia ad una Lancia Augusta il 30 aprile 1937 e la n.1 di Addis Abeba ad un furgone Fiat 508 della società Olivetti.
Dopo il 1941 gli uffici italiani, pur sotto tutela inglese, continuarono a funzionare e a rilasciare le targhe senza soluzione di continuità nella numerazione, anche se naturalmente queste non portavano più la striscia tricolore che su quelle esistenti venne tagliata, ricoperta da una mano di vernice oppure i tre colori furono sostituiti da quelli etiopici. Scomparve ovviamente anche il punzone ufficiale, facilmente eliminabile perché consisteva in un dischetto di alluminio avvitato.
Sono molto curiose le vicende successive agli anni ‘40: infatti le targhe continuarono ad essere rilasciate senza modificazioni nelle dimensioni e nella grafica rispetto a quelle dell’epoca coloniale.
5 Addis Abeba postbellicaQuelle etiopiche si limitarono a cambiare le sigle adottando l’alfabeto amarico al posto di quello latino, mentre in Eritrea addirittura sopravvissero immutate durante il periodo di federazione con l’Etiopia e solo nel 1960 cambiarono la sigla ER in AS (Asmara) in amarico.
In Somalia, pur con qualche modifica, continuarono ad essere rilasciate sia durante l’amministrazione fiduciaria italiana che per un trentina d’anni dopo l’indipendenza scomparendo in pratica negli anni ’90 con la disgregazione del paese.
Perfino la numerazione, che era iniziata con il numero 1 nel 1937, era proseguita consequenziale.
I nuovi assetti politici odierni, l’informatizzazione e non ultima, l’imitazione dei sistemi introdotti all’estero, hanno profondamente modificato le targhe attuali somale ed etiopiche. L’Eritrea indipendente adottò invece una targa ispirata a quella precedente agli anni ’60 che non si può negare abbia mantenuto una certa “aria di famiglia” venendo sostituita da un tipo più anonimo solo in tempi recentissimi.
 
di Guglielmo Evangelista
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