Il funzionamento dell’Ufficio politico-militare coloniale secondo il Regolamento del 1894

Ufficiale italiano con ascari eritrei

Ufficiale italiano con ascari eritrei

Nell’ambito del funzionamento della macchina governativa coloniale, un ruolo di spicco spettava all’Ufficio politico-militare guidato da un ufficiale del Regio Esercito posto alle dirette dipendenze del Governatore. Secondo il Regolamento organico-amministrativo della Colonia Eritrea del 1894 l’Ufficio politico-militare “raduna e coordina gli studi sul territorio della colonia e sui suoi abitanti, sui territori e sugli abitanti delle regioni finitime, sempre quando abbiano direttamente od indirettamente carattere od importanza politica, siano essi concretati dal Governatore o dal medesimo ordinati, o costituiscano pubblicazioni precedenti da private iniziative” ed aveva anche il compito di condurre studi per l’esazione dei tributi nelle varie zone della colonia, nonché quello della riscossione tramite i Regi Commissari. Inoltre presso l’Ufficio politico-militare si conservava un diario sul quale erano annotati i principali avvenimenti politici del territorio di giurisdizione.

L’Ufficio politico-militare tuttavia, al di là del freddo linguaggio burocratico della Gazzetta Ufficiale, svolgeva un ruolo ben più importante ed ampio di un normale “centro studi” e cioè quello di servizio informazioni. Le attività d’intelligence in territori nei quali era difficile che il governo centrale potesse arrivare direttamente era espletata da Regi Commissari e Residenti. Secondo il Regolamento del 1894 i Regi Commissari “sono stabiliti nelle zone ove il Governo non ha sedi normali” e tramite essi il Governatore esplicava le proprie funzioni politiche ed amministrative mentre i Residenti erano distaccati – qualora il Governatore lo avesse ritenuto necessario – “in qualche regione o tribù, allo scopo di far sentire l’azione del Governo, di estendere e dirigere il sistema d’informazione, di sorvegliare l’opera dei capi nativi, di studiare le regioni e le loro risorse, ed anche pel comando delle bande di frontiera”.
L’attività di raccolta ed elaborazione delle informazioni era demandata legalmente proprio ai Residenti, i quali erano scelti tra i più brillanti ufficiali subalterni del Regio Corpo Truppe Coloniali che avessero anche già esercitato il comando di truppe indigene. Era infatti ritenuto fondamentale che l’ufficiale residente fosse un ottimo conoscitore della lingua, degli usi e dei costumi locali e che, soprattutto, avesse una spiccata “mentalità politica” per comprendere le scelte dei capi tribali e gli scenari futuri. Gli ufficiali del Corpo di Stato Maggiore o quelli che avevano frequentato con successo i corsi alla Scuola di Guerra erano preferiti a quelli di altri corpi; si trattava di “politici con le stellette” e con eccellenti capacità di comando.
Generale Oreste Baratieri

Generale Oreste Baratieri

Tale necessità era particolarmente sentita nel periodo che va dall’inizio del 1893 alla fine del 1896, quando la Colonia Eritrea era minacciata da abissini e dervisci, con Baratieri che puntava decisamente su una politica espansionista tanto lungo la costa del Mar Rosso quanto nell’entroterra come palesato nella riunione tenutasi alla Consulta con il ministro degli Esteri Alberto Blanc nel pomeriggio del 23 dicembre 1893.

A fronte dell’attività d’intelligence “legalizzata” dei Residenti, vi erano anche membri di società geografiche o ditte commerciali arruolati come agenti sottocopertura, i quali dovevano riferire quanto visto ed ascoltato in territorio ostile direttamente al Residente che aveva la competenza sul loro operato e che era incaricato anche di trasmettere agli uffici di competenza rapporti con le informazioni rielaborate.
I Residenti ed i Regi Commissari avevano l’obbligo di conservare la corrispondenza relativa al servizio informazioni separatamente rispetto a quella ordinaria legata agli studi o all’espletamento delle attività amministrative ordinarie; quando una notizia era giudicata dal Governatore particolarmente importante dal punto di vista militare, essa era immediatamente comunicata anche al Comandante delle Regie Truppe – che svolgeva molto spesso la funzione di vicegovernatore – per approntare le dovute misure. Un procedimento farraginoso che genererà non poche diatribe tra il Governatore Baratieri ed il Comandante delle Regie Truppe Arimondi, acuendone la già forte rivalità personale che degenererà nella fase immediatamente successiva alla conquista di Cassala (aprile 1894).
In caso di guerra, qualora quindi il Governatore – se militare di carriera e non funzionario civile – avesse assunto direttamente il comando delle truppe e la sede del Governo fosse stata mobile, l’Ufficio politico-militare avrebbe funzionato a laterem del Governatore e non nella sua sede normale.
Tommaso Salsa, storico capo dell'Ufficio politico-militare della Colonia Eritrea

Tommaso Salsa, storico capo dell’Ufficio politico-militare della Colonia Eritrea

L’importanza dell’Ufficio politico-militare si riscontra anche dal fatto che il suo capo storico in quel periodo, il capitano e poi maggiore del Corpo di Stato Maggiore Tommaso Salsa, fu la “mente” di ogni scelta e di ogni provvedimento di natura politica e strategico-militare in colonia.

Consultare il verbale della già menzionata riunione alla Consulta dell’antivigilia di Natale del 1893 consente di comprendere quanto fosse importante il radicamento territoriale dell’Ufficio politico-militare in Eritrea per il mantenimento della pace: a fronte della richiesta di Blanc di fare dell’Eritrea una colonia commerciale puntando alla “smilitarizzazione” e di quella del sottosegretario agli Esteri Pietro Antonelli (già rappresentante italiano alla corte di Menelik) di trasformare le residenze esistenti esclusivamente in centri d’irradiazione del servizio informazioni, il generale Baratieri rispose che i posti avanzati di Agordat (appena conquistata da Arimondi) dalla parte del Sudan e quelli di Adi Ugri ed Halai alla frontiera con l’Impero etiopico, già funzionavano quali basi del servizio informazioni e che ritirare gli ufficiali residenti dal Seraè, dall’Oculè Cusai e dai territori del Mareb-Gasc avrebbe consentito a dervisci ed abissini di attaccare le tribù fedeli a Roma. La presenza forte ed autorevole degli esponenti dell’Ufficio politico-militare nelle “periferie” della colonia teneva il nemico lontano. Senza contare che era la presenza delle bande di frontiera comandate dai Residenti a garantire la sicurezza del fiorente insediamento agricolo di Godofelassi nella zona di Adi-Ugri la cui sorte, in caso di ritirata strategica entro il “triangolo” costiero, sarebbe stata la distruzione.
Per i capitribù il Residente – anche quando si trovava da solo e senza scorta nel villaggio – rappresentava l’autorità italiana e la sicurezza, la garanzia di protezione e la minaccia della giustizia, la tranquillità della pace ed il terrore della repressione. L’allontanamento di un Residente dalla propria area di competenza avrebbe significato esporre le tribù amiche alle rappresaglie del nemico portandole poi alla rivolta generale contro una Potenza coloniale incapace o non interessata a proteggerle.
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di Filippo Del Monte
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BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
 
– Regolamento organico-amministrativo per la Colonia Eritrea, in “Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia”, giovedì 1 marzo 1894
– Verbale della riunione alla Consulta del 23 dicembre 1893, in “Documenti Diplomatici Italiani”, Seconda serie Vol. VI, doc. 8

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