L’8 dicembre 1949 Sua Santità Pio XII di v.m., accogliendo l’istanza di S.E. Mons. Carlo Alberto di Cavallerleone, proclamava ufficialmente Maria “Virgo Fidelis Patrona dei Carabinieri”, fissando la celebrazione della festa il 21 novembre, in concomitanza della presentazione di Maria Vergine al Tempio e della ricorrenza della battaglia di Culqualber.
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I carabinieri si coprirono di gloria nella lunga battaglia di Culqualber, che ebbe inizio il 6 luglio del 1941 e si concluse il 21 novembre. Come sottolinea Gianni Oliva,
«la battaglia di Culqualber fu l’atto finale della presenza italiana in Africa Orientale». Il caposaldo, che comprendeva la sella di Culqualber ed era attraversato da una rotabile a tornanti, era il passaggio obbligato verso il ridotto centrale di Gondar, dove il
generale Guglielmo Nasi si era arroccato dopo la caduta di Cheren e dell’Amba Alagi. Nel mese di agosto la difesa fu rinforzata con il 1° Gruppo Carabinieri Mobilitato, articolato su due compagnie nazionali e una di
zaptiè, che già aveva combattuto sulle alture di Blagir e dell’Incet Amba. I carabinieri furono destinati (come si racconta nel pregevole volume I Carabinieri 1814-1980 curato dall’Ufficio Storico dell’Arma) a «occupare il “Costone dei Roccioni”, che si protendeva, con ciglioni a strapiombo, a ovest della rotabile verso Gondar, e il retrostante “Sperone del km 39”, il più avanzato a sud, dal lato di Dessiè-Debra Tabor. In tal modo il Gruppo Carabinieri, col proprio comando al centro di raccordo degli opposti speroni, aveva un occhio sul fronte principale, a sud, e l’altro su quello di tergo, a nord». Per quattro mesi il contingente oppose resistenza all’avanzata inglese, «traendo dai burroni pesanti tronchi d’albero per rinforzare i ripari, sforacchiando la roccia e realizzando sul costone posti scoglio a feritoie multiple per assicurare continuità di fuoco su tutte le direzioni». I combattimenti ebbero esiti alterni, con posizioni perdute e riconquistate a prezzo di gravi perdite, e con la pressante minaccia del taglio dei rifornimenti per la penetrazione avversaria fra le linee difensive.
L’esito si ebbe fra il 18 e il 21 novembre, quando l’aviazione inglese, con oltre cinquanta velivoli, prese d’assalto gli elementi difensivi del caposaldo: «prima bombardato, poi investito da nord e da sud da non meno di 20mila assalitori, il 1° Gruppo Carabinieri fu infine costretto a cedere, dopo aver lasciato sul campo innumerevoli vittime». Alcuni superstiti si ritirarono a Gondar, contribuendo a un’estrema difesa conclusasi il 27 novembre successivo con la caduta del presidio, che segnò la fine della guerra in Africa Orientale.
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Fonte Carabinieri.it