Creta 1897. Una missione “ONU” antelitteram a guida italiana

Verso la fine del XIX secolo la corsa ai territori d’Africa, ma soprattutto la spartizione dei vari territori dell’Impero Ottomano (che seppure considerata ancora una grande potenza, era sempre più in difficoltà nel mantenere la sua unità imperiale dato l’immenso numero di etnie diverse assoggettate che ora volevano la loro indipendenza), da parte delle potenze europee e dell’Impero Russo,si stava facendo sempre più serrata.
In questa situazione vi era un’isola che ora saltava all’occhio: Creta!
Nominalmente e formalmente ancora sotto il controllo della Sublime Porta, l’isola rappresentava ora un punto strategico cruciale in quanto non si poteva permettere che vi fossero zone di crisi nel Mediterraneo e nella regione degli stretti. A Creta vi erano presenti 27 mila soldati turchi, la maggior parte dei quali provenivano dalla Siria. Mantenere l’ordine pubblico era difficile, anche se l’isola non era densamente abitata: la popolazione del capoluogo, Candia, era ridotta a circa 240 mila abitanti, là dove al tempo dei veneziani vi erano più di un milione di persone. Degli abitanti, 180 mila erano greci e 60 mila musulmani, in maggioranza turchi. Questi ultimi si suddividevano in originari dell’isola e provenienti dalle province europee dell’Impero; vi erano anche alcuni anatolici. Le divergenze fra greci e turchi erano frequenti. Gli europei erano pochi, 175 unità, di cui 55 italiani.
Tuttavia, come detto, sebbene fosse ancora sotto dominio ottomano, il governo della Sublime Porta non si curava molto della situazione nell’isola, lasciando tutto in mano ad un governatore: spesso e volentieri un personaggio in disgrazia, disinteressato ed altrettanto spesso pure corrotto. Ciò aveva fatto sì che la popolazione cristiana venisse esposta sistematicamente ad ogni forma di aggressione e sopruso da parte mussulmana, senza che nessuno venisse mai punito. Questo è stato il motivo alla base della grande insurrezione cristiana del 1896 per la quale ora gli europei cominciavano davvero ad aver paura dato che quella poteva essere la scintilla di una futura guerra tra Turchia e Grecia (che rivendicava, con l’appoggio dei cristiani, la sovranità sull’isola).
Così, con una straordinaria anticipazione di tecniche che ora conosciamo bene, dalle potenze europee riunite in consiglio, veniva decisa la formazione di un corpo di gendarmeria internazionale, che avrebbe dovuto assumere il controllo dell’ordine pubblico nell’isola così da poter avviare una vera e propria operazione di quello che oggi verrebbe definito “Pacekeeping” e guidare l’isola nel suo processo di riunificazione con la Grecia.
Questa “coalizione” antelitteram era formata da truppe francesi, russe, tedesche, austroungheresi, inglesi ed italiane, che sarebbero state riunite in un comando unificato ed avrebbero così operato con più coordinazione ed efficacia (altra incredibile analogia storica con quello che sta succedendo ora in Afghanistan, ad esempio). L’Italia accettava entusiasticamente questa proposta, scegliendo come truppe da inviare in loco i Reali Carabinieri. Ed a seguito di questa decisione il 24 dicembre 1896, con un telegramma circolare, il Comando Generale chiedeva alle varie Legioni i nomi di ufficiali, in attività di servizio ed in posizione ausiliaria, e di militari di truppa che avessero desiderato prendere parte alla formazione del Reggimento e che avessero i requisiti richiesti per questo qualificato servizio: la prima vera “interpellanza” per una missione all’estero.
Tuttavia i problemi non hanno tardato ad arrivare…infatti sembrava che questo corpo fosse mal visto non solo dall’Impero Ottomano, ma anche dalla popolazione isolana stessa, così le potenze europee aveano deciso di accettare la proposta ottomana che prevedeva un’ordine diretto del Sultano mirato a riformare la polizia locale di Creta con il supporto di “addestratori” europei (altro punto di estremo contatto con quello che sta accadendo ora).
Era una vittoria diplomatica degli Stati europei che intendevano mantenere il comando e il controllo di una Gendarmeria locale per la quale necessitavano efficienza, sicurezza, disciplina.
In seguito a questa approvazione e alle decisioni internazionali, nel mese di gennaio 1897 il Ministero degli Affari Esteri avviava la fase operativa, richiedendo ufficialmente al Comando Generale dell’Arma la designazione di un capitano, due tenenti e un sottufficiale in servizio attivo affinché contribuissero, “come deciso in sede politica”, alla formazione della Gendarmeria cretese. Poco dopo, precisamente il 23 gennaio, lo stesso Ministero inviava una copia del Regolamento per la costituzione di quella Gendarmeria ed un esemplare delle relative norme e condizioni di impiego: le caratteristiche dell’ingaggio erano la volontarietà dell’impegno, che non sarebbe durato meno di tre anni, l’indennità di missione e l’attribuzione del grado superiore a quello rivestito in patria. Il 25 gennaio il Comando Generale segnalava al Ministero della Guerra i nomi degli uomini designati per tale servizio, tra i quali ne spiccavano 4: il capitano Federico Craveri, i tenenti Arcangelo De Mandato e Candido Celoria e il brigadiere Giuseppe Pesavento. Essi furono assegnati al costituendo contingente dell’Arma, rispettivamente come maggiore Comandante di Battaglione, come capitani Comandanti di Compagnia e come sottotenente. Tali designazioni furono approvate dal Ministero della Guerra il giorno stesso della loro proposta. Ai quattro si sarebbe aggiunto, in un secondo tempo, il tenente Luigi Paolini.
Il 27 gennaio gli ufficiali sopraddetti ricevevano l’ordine di partenza per La Canea, la città più grande di Creta. Salpati il 4 febbraio da Brindisi ed arrivati in rada a La Canea il 6, avevano atteso in rada pochissimi giorni, e il 12 febbraio Craveri poteva sbarcare con i suoi colleghi: in attesa di assumere le funzioni nell’istituenda Gendarmeria locale, egli veniva subito nominato Comandante del 1° Battaglione della Gendarmeria internazionale; i tenenti De Mandato e Celoria divenivano Comandanti di Compagnie che dovevano essere composte probabilmente da montenegrini e da austriaci, e il brigadiere Pesavento sottotenente in una Compagnia mista.
Al loro arrivo la situazione trovata era a dir poco disastrosa, e presto sarebbe stato anche peggio…Infatti il peggiore incubo delle potenze europee si era avverato: Grecia ed Impero Ottomano rompevano le relazioni diplomatiche ed iniziavano scontri nel nord della Tessaglia, mentre l’isola piombava di nuovo nel caos e nell’insicurezza.
Per questo l’Italia inviava alcune unità della Regia Marina per assicurare la protezione dovuta ai nostri uomini.
L’esempio italiano è seguito presto dalle altre superpotenze. Presto la rada diveniva ricca di navi militari europee e russe, ma come per le truppe di terra, anche le forze navali decidono di avere un loro comando unificato e così veneiva costituito il “Consiglio degli Ammiragli” e, visto il grado di anzianità, veniva eletto a copo supremo del Consiglio l’Ammiraglio Felice Napoleone Canevaro. Col consenso delle autorità ottomane le potenze europee inviavano a terra, ognuna, un distaccamento di 100 marinai. Il capitano di vascello Carlo Amoretti veniva nominato Comandante Militare Internazionale di La Canea: sbarcando a Candia e prendendo possesso del Konak (Quartier Generale della Gendarmeria) insieme agli ufficiali dei Carabinieri Reali che erano già in loco.
Nell’attesa di essere investiti delle loro funzioni istituzionali, questi ufficiali erano impiegati dal Consiglio degli Ammiragli, che governava provvisoriamente l’isola, in missioni e verifiche all’interno di Creta. Craveri, che era il Comandante del contingente, informava subito il Comando Internazionale dell’anarchia che regnava nel territorio. Successivamente decideva di inviare un rapporto settimanale in Italia; queste relazioni, dense di notizie e valutazioni, sono di interesse storico e documentale, non solo per ricostruire i fatti avvenuti a Creta, ma anche per meglio delineare la figura di uomo e di ufficiale del Craveri stesso.
Il 10 Marzo 1897, tuttavia, veniva definitivamente abbandonato e chiuso il progetto della “Gendarmeria Internazionale di Creta”, infatti il tentativo non aveva funzionato non solo per l’ovvia ostilità della corrotta polizia locale, ma anche perché si era verificata una mancanza di unità nel comando e nelle istruzioni e quindi l’istituzione non aveva corrisposto alle esigenze del Paese.
Nonostante la sua dissoluzione, l’ammiraglio Canevaro, presidente del Consiglio degli Ammiragli, richiedeva (ed otteneva) al Ministero della Guerra l’autorizzazione a trattenere presso il Comando Superiore delle Forze Navali italiane sbarcate a La Canea i tre ufficiali e il sottufficiale dell’Arma presenti, i quali passavano così alle dirette dipendenze del Comandante della squadra attiva a La Canea, Carlo Amoretti, che aveva guadagnato l’avanzamento a vice ammiraglio.
Nel frattempo la tutela dell’ordine pubblico rimaneva solo nominalmente alla polizia ottomana, ma ormai era di fatto assegnata solo al contingente dei marinai inviati dalle potenze europee, dai Carabinieri Reali e dagli 80 montenegrini, che erano stati fatti affluire dalle stesse potenze nel febbraio precedente, ai comandi del conterraneo capitano Bozovich.
Poco tempo dopo (il 13 marzo) gli italiani ottenevano i loro primi risultati contro ribelli e briganti: citando le parole dell’allora Ministro della Guerra Luigi Girolamo Pelloux:” Vogliate esprimere al Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Reali il mio compiacimento per la solerte opera svolta dai militari dell’Arma in missione e in particolare per la condotta energica e risoluta del tenente De Mandato, distintosi in varie operazioni particolarmente difficili e rischiose contro briganti rivoltosi”.
Dall’Italia venivano quindi inviati rinforzi nella misura di altri 30 militari (6 sottufficiali e 24 uomini di truppa), i quali giunsero nell’isola il 24 aprile successivo. Di questi, una metà andarono a Candia con le truppe di Fanteria dell’Esercito e un’altra metà sbarcò a Hyerapietra allo scopo di proteggere “La presa dell’acqua necessaria a quel villaggio (…)”. “L’inappuntabilità della loro tenuta e del loro contegno vennero favorevolmente commentati dalla popolazione e dalle autorità cretesi”. Altro grandissimo successo ottenuto dai nostri militari che così facendo erano riusciti finalmente a guadagnarsi la fiducia dei locali (Ciò ricorda molto la questione di Nassirya: stesso successo, stesso corpo, ma ahimè con una triste fine).
Nel frattempo le potenze europee presenti a Creta avevano costituito una Commissione Internazionale di Polizia Militare, che aveva un presidente e un avvocato fiscale italiani, i quali applicavano il Codice militare di guerra italiano: l’isola infatti era retta con la legge marziale e in ogni suo settore funzionavano i tribunali militari.
La situazione derivata dalla Guerra Greco-Turca del 1897 aveva cambiato, tuttavia, alcuni assetti nell’isola. I Greci erano stati sconfitti ed a seguito di questa situazione, nella seduta del 14 agosto il Consiglio degli Ammiragli (ormai divenuto il più importante organo decisionale)decideva, tra l’altro, che, dal 12 settembre successivo, la Gendarmeria ottomana presente nell’isola sarebbe stata messa direttamente agli ordini del Comandante dei Carabinieri Reali, e cioè del capitano Craveri, in attesa di istituire e organizzare una Gendarmeria cretese, così come richiesto dalle istanze locali, in quel quadro di esigenze autonomistiche e nazionalismi che avrebbero portato al dissolvimento dell’Impero Ottomano. L’11 ottobre 1897 il maggior generale Emanuele Oliveri, Comandante Generale interinale dell’Arma, nel compiacersi dell’incarico, indubbiamente prestigioso, assegnato al Craveri, notava a questo proposito che l’ufficiale avrebbe saputo “come sempre, ben rispondere a tutte le esigenze del servizio, superando con la sua attività e il suo zelo le gravi difficoltà dell’incarico stesso”. Il 10 novembre il Ministero della Guerra, per meglio garantire il mantenimento dell’ordine a La Canea e dintorni e provvedere ad un più efficace funzionamento della Polizia giudiziaria e politica in quella località, ordinava la partenza dall’Italia di altri 20 carabinieri, di cui 10 a cavallo, a disposizione del Comando Superiore delle Truppe Internazionali. Questo contingente partiva il 12 novembre successivo. Al dicembre 1897 la forza dei Carabinieri Reali dislocata a Creta era così composta: 12 tra sottufficiali, brigadieri, carabinieri provenienti dalla Legione di Ancona; 12 provenienti da Bari; 2 da Firenze; 21 da Napoli; 1 da Verona. In totale 48 unità, più gli ufficiali.
Craveri (e gli italiani tutti) aveva ottenuto una grandissima serie di risultati:era riuscito a dare un comando serio alla Genderameria Internazionale, era riuscito a guadagnarsi il favore ed il sostegno degli isolani, era riuscito a debellare intere bande di briganti e ribelli apportando aiuti alla popolazione inerme ed era rispettato da tutti (Italiani e non). Questa serie di successi non erano stata dimenticata…infatti, quando, poco dopo, questa missione internazionale subiva un ulteriore scossone dovuto al ritiro di Impero Austroungarico e Tedesco (e dei relativi contingenti) e quindi alla riallocazione dei settori da loro precedentemente tutelati, il Consiglio degli Ammiragli all’unanimità decideva di riassegnare il comando generale della missione internazionale sull’isola agli Italiani (e più specificatamente) al Craveri piuttosto che all’inglese Boor che, sicuramente di buona volontà, non aveva tuttavia sufficiente esperienza.
Craveri dava così avvia ad una gigantesca opera di capillare controllo territoriale, come solo un militare dell’Arma avrebbe saputo fare: Venivano costruite su tutto il territorio una miriade di stazioni dei carabinieri (talvolta rette anche da un graduato crete accuratamente selezionato dal Craveri stesso), venivano istituiti servizi di pattugliamento continui e scrupolosi in modo da garantire un maggiore sicurezza in tutta l’area!
Rimaneva il problema della polizia ottomana che continuava ad operare da sola senza un vero comando, ma anche qui il Craveri dava prova di se sopprimendo questa autorità e finalmente istituendo una “Guardia Civica” composta da cretesi ed anche da ex ufficiali ottomani (questi ultimi per non causare squilibri eccessivi all’interno dell’istituzione) tutti accuratamente selezionati ed addestrati. Il capitano Craveri diveniva ,così, a tutti gli effetti egli stesso Comandante della Guardia Civica per il suo settore,determinandone anche l’uniforme, composta di un pantalone corto di foggia locale e giubba (a bolerino) di panno bigio, stivali gialli, colbak, fucile e cartucciera.
Con la “Gendarmeria Internazionale” in formazione e la “Guardia Civica” ormai funzionante, il Consiglio degli Ammiragli predisponeva il disarmo generale della popolazione, mentre la diplomazia era all’opera per una Creta autonoma con un governo commissariale e una “Gendarmeria cretese” forza di polizia, quest’ultima, che avrebbe assorbito in via definitiva la Gendarmeria Internazionale e la Guardia Civica. E così infatti sarebbe avvenuto di lì a poco. Ad Alto Commissario veniva nominato il principe Giorgio di Grecia, e la popolazione ne era, nella sua grande maggioranza, pienamente soddisfatta. Sbarcato con tutti gli onori il 21 dicembre dello stesso 1898, il principe Giorgio salutava, quattro giorni dopo, il 25 dicembre, gli Ammiragli delle quattro Potenze, che con le loro navi lasciavano l’isola, ormai pacificata. A garantirne la sicurezza, vi restarono poche forze internazionali, fra le quali i Carabinieri italiani, e la istituenda Gendarmeria unica.
Con la nomina del principe Giorgio di Grecia ad Alto Commissario, il popolo cretese conosveva finalmente un periodo di pace e di ordine interno, durato sino al 1905.
Tutto questo unicamente grazie alla volontà, al coraggio, alla determinazione, ma soprattutto della grandissima pazienza di un capitano dell’Arma dei Carabinieri Italiani!
Ma oramai per il Craveri era tempo di lasciare l’incarico…aveva svolto appieno e forse anche oltre, il suo dovere(la Gendarmeria cretese era un fatto compiuto. Essa era ordinata su 5 Compagnie territoriali:Canea interna – Canea esterna – Retimo – Candia – Mirabella comandate da tenenti dell’Arma, su 5 Tenenze ed 11 Sezioni al comando di marescialli o brigadieri, e su 60 Stazioni, talune al comando di graduato cretese) ed ora desiderava solo tornare in Eritrea, terra che amava esattamente come l’Italia e che allo stesso modo voleva proteggere.
Lasciava così il comando al suo successore Capitano Balduino Caprini nel giugno del 1900. Su questo comandante, per  quanto in realtà io voglia, non ho intenzione di dilungarmi molto e quindi mi limito a riportare un passo del suo rapporto del 5 gennaio 1904 relativo all’azione di comando da lui svolta a partire dal giugno 1900:
“( .. ) Studiata la Gendarmeria Cretese, mio primo obbiettivo fu l’accentrazione del comando e la scelta del personale, essendo nel momento i . gendarmi pressoché tutti pregiudicati. All’UOPO accentrai in me tutte le incombenze spettanti ad un comandante di Corpo e quelle spettanti al Consiglio di Amministrazione, e istituii subito in Canoa, oltre alla scuola allievi sottufficiali, una scuola allievi gendarmi, e stabilii per le nuove reclute, come nell’Arma, un attestato di idoneità morale e man mano che ebbi elemento nuovo e buono espulsi d’autorità dal Corpo il vecchio elemento deficiente. Al Corpo diedi poi lo stesso assetto organico, amministrativo, e disciplinare d’una Legione dell’Arma, e adottai, fino a che non furono tradotti, tutti i regolamenti del R. Esercito e dell’Arma. Ad organizzazione avvenuta la Gendarmeria Cretese ebbe: uno stato maggiore; cinque compagnie, cinque tenenze; undici sezioni; novantanove stazioni; con una forza complessiva di circa 1150 uomini, compreso il personale dell’Arma ( .. )”.
Nel Settembre del 1903 subentrava al Capitano Balduini il Capitano Eugenio Monaco e qui cominciavano anche le prime “prove del nove” per mettere effettivamente in luce le qualità di questa Gendarmeria. Infatti questo ultimo periodo era divenuto il più turbolento a seguito di una nuova ed estremamente violenta insurrezione scoppiata nell’isola il 23 marzo 1905. Nel 1903 la forza del Corpo di Gendarmeria era di 1.166 uomini, dei quali 45 marescialli, 106 brigadieri, 60 vice brigadieri, 40 carabinieri, 835 gendarmi, 20 allievi gendarmi; la forza a cavallo era di 60 uomini, per la maggior parte indigeni. Questa sollevazione metteva alla prova le istituzioni, pur accettate con tanto favore, e soprattutto la Gendarmeria, che, sempre al comando di ufficiali dell’Arma, doveva affrontare e risolvere situazioni complesse e di vasta portata, operando spesso nell’impervio teatro delle montagne, immensa roccaforte e quartiere generale degli insorti.
L’eroico comportamento della Gendarmeria e dei militari dell’Arma in occasione della rivolta del 1905 è dimostrato per tutti dal conferimento della Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia al tenente Giovanni Battista Carossini distintosi particolarmente nello scontro di Adzipopoulo, e dalla concessione di encomi a vari sottufficiali.
Tale comportamento era esaltato dalla Suprema Autorità dello Stato, il cui elogio veniva pubblicato nella Gazzetta Ufficiale Cretese. Ma particolare significato assumeva il fatto che i capi dell’insurrezione, Venizelos e Fumis, si erano recati di persona (rendiamoci conto di cosa voleva dire all’epoca e vorrebbe dire adesso una cosa del genere) a rendere omaggio al Comandante della Gendarmeria, capitano Monaco, per esprimergli la loro gratitudine, estesa “… a tutto il personale italiano dei Carabinieri, che sempre, nobilmente si studiò di limitare, per quanto possibile, lo spargimento di sangue in una lotta fratricida, pur seguendo sempre la via del dovere…” (infatti i militari dell’Arma si erano resi conto, loro malgrado, che quella guerra civile era la guerra dei cretesi e di nessun altro…mettersi in mezzo favorendo l’una o l’altra parte sraebbe stato inutilmente rischioso dato che oramai la popolazione si era convinta ed accettava di buon grado il governo greco, l’unica cosa che i nostri potevano fare ,ed hanno fatto, era proteggere gli inermi e gli innocenti- oltre a loro stessi ovviamente- e cercare di mantenere, per quanto possibile giustizia ed ordine).
La popolazione cretese veniva finalmente chiamata alle urne nella seconda domenica del maggio 1906 sotto la sorveglianza dei nostri militari e della Gendarmeria cretese
E così, dopo l’ordinato svolgimento delle elezioni, il clima politico dell’isola di Creta si era rasserenato. Alla raggiunta unità nazionale dei cretesi faceva ormai da contrappeso la provata efficienza e la palese coesione dei reparti di Gendarmeria che vegliavano sulle condizioni dell’ordine e della sicurezza nell’isola.
Volgeva quindi al termine la missione svolta in Creta dal Distaccamento dell’Arma dei Carabinieri, del quale veniva fissato il rimpatrio per il 31 dicembre 1906, data sotto la quale aveva poi effettivamente luogo.
Quando inglesi, francesi ed americani diranno che solo loro hanno guidato paesi a rischio crisi verso condizioni di stabilità, ricordiamo loro che tutto ciò che hanno impiegato per quello scopo lo hanno imparato da Italiani che avevano saputo anticipare i moderni metodi di Pacekeeping, oltre cento anni fa!
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di Leonardo Sunseri
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FONTI

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