“Non ti salva manco Roccatani”
Dalla Ciociaria all’Etiopia, ottant’anni fa il settimanale la Tribuna Illustrata celebrò l’intervento di un medico ciociaro le cui gesta sono rimaste nella memoria dei famigliari e dei suoi pazienti
Articolo di Marco Fantini da “Il Giornale della Previdenza” n° 1/2019, pagg.46-47
.

Figlio di Adele e Raffaele, medico condotto, Roccatani era nato a Sora il 23 aride 1905 laureandosi a soli 23 anni con il massima dei voti. “All’epoca il medico si occupava di ogni tipo di malato, non prestava attenzione alla specializzazione, ma alla necessità del paziente” scrive uno dei figli al Giornale della Previdenza. Roccatani passava così dal citare un ascesso a operare un’ulcera, fino ad effettuare una plastica ricostruttiva. Come nell’episodio narrato nell’articolo qui accanto, che racconta della sta esperienza carne ‘capomanipolo’ durante la guerra d’Africa.

Tornato in patria dopo aver contratto la malaria, Roccatani fu alla guida dell’ospedale di Sora, Pontecorvo, Fiuggi e Ceccano, e poi direttore di una clinica privata nella stessa Ceccano, dove divenne un mito, le sue mani considerate alla stregua di quelle di un guaritore. “Arrivavano alla nostra porta malati in pigiama sfuggiti furtivamente (dall’ospedale) per essere curati da nostro padre” ricordano ancora i figli.
Gli ultimi anni di vita li dedicò alla libera professione, soprattutto di chirurgo nelle cliniche di Roma tra cui Villa Domelia a Montesacro, Santa Sabina all’Aventino, Villa Nina a Frattocchie. Mori a 57 anni nel 1962 per cancro allo stomaco lasciando cinque figli e la moglie.
Quattro anni più tardi suo figlio più piccolo Enrico, rimasto orfano anche di madre riuscì ad essere ammesso nel collego dell’Onaosi di Peruga grazie a una borsa di studio Enpam.
“Nella ma vita – scrive al Giornale della Previdenza – non smetterò mai di ricordare quella mattina del settembre 1971 quando mia sorella Anna, che era il mio tutore, e in compagnia del suo fidanzato, partì finalmente alla volta di Perugia: ero stato ammesso come convittore all’Onaosi presso il convitto maschile (oggi collegio unico). Subito ebbiun’intuizione che qualcosa doveva cambiare in me e doveva essere importante per il mio futuro…”
Da allora sono trascorsi quasi cinquant’anni, ma Enrico non ha dimenticato il suo papà.
.

Grazie mille per aver condiviso la storia di mio padre.
"Mi piace""Mi piace"
Un immenso piacere Enrico. Mi hanno segnalato il bell’articolo apparso sulla rivista medica ed ho creduto opportuno riprenderlo. Ancora complimenti per la vita e la carriera di suo padre. Cordialmente
"Mi piace"Piace a 1 persona
Grazie a te, e per mezzo di questa condivisione ho avuto modo di conoscere questa interessante rivista. I complimenti li merita comunque mio padre, che ha dedicato la sua breve vita per il bene e l’amore verso il prossimo. Buon lavoro.
"Mi piace""Mi piace"