Il guinzaglio del CFA. Come la Francia soggioga ancora oggi le ex colonie

di © Gianfranco Cenci – Tutti i diritti riservati
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francafrique_cfaCon la perdita di Gibuti la Francia chiudeva la pagina della dominazione diretta in Africa, dopo aver aperto quella di un colonialismo che, nel frattempo, aveva assunto una fisionomia moderna, assai più progressista pur restando paternalista, attento a conservare una vasta area francofona (sono più di 200 milioni gli africani che parlano il francese), impegnato a promuovere il progresso culturale, pronto a difendere con le armi i governi fedeli e i propri interessi economici.
La Francia, ancora oggi, mantiene saldamente in pugno gran parte dei suoi ex possedimenti africani con un’arma assai più vincolante di quella militare: il controllo della moneta e, di conseguenza, il controllo diretto delle banche centrali, dell’intero sistema del credito e, quindi, delle strategie economiche e finanziarie.
Si era appena conclusa la Seconda Guerra Mondiale quando Charles de Gaulle, Capo del governo provvisorio, decretò la nascita del Franco CFA (Colonies françaises d’Afrique), un cappio che ancora oggi è stretto al collo di 14 nazioni. (1)
L’FCFA entrò in vigore il 26 dicembre 1945, un giorno prima degli Accordi di Bretton Woods, che sancivano cambi fissi rispetto al dollaro, che a sua volta era agganciato alle quotazioni dell’oro.
Per i Paesi dell’area CFA Bretton Wood fu del tutto ininfluente, poiché la loro politica monetaria era interamente sotto il controllo di Parigi
Le regole cui doveva, e a tutt’oggi deve, sottostare il Franco CFA sono ferree: cambio fisso rispetto all’Euro (prima dell’Euro il riferimento era, ovviamente, il Franco), la convertibilità in altre valute è garantita dal Tesoro francese; la stampa delle banconote viene fatta unicamente nell’Officina carte valori della Banque de France, a Chamalières, regione dell’Alvernia; ciascuna nazione deve depositare il 50% delle riserve monetarie presso la Direzione Generale del Tesoro francese; nei consigli di amministrazione delle banche sono sempre presenti dei rappresentanti inviati da Parigi che, di fatto, hanno diritto di veto sulle possibili scelte intraprese; tutto questo priva della loro sovranità i Paesi dell’area CFA.
Nel denunciare questo vincolo della politica monetaria, Joseph Tchundjang Pouemi (2) scriveva polemicamente:
 
Sarebbe meglio se in Africa la moneta cessasse di essere territorio di un piccolo numero di “specialisti” che giocano a fare i maghi […] L’Africa ha prodotto dei poeti e dei sapienti in tutti i campi, dei medici, degli ingegneri con una reputazione riconosciuta nel mondo intero, degli autorevoli politici e diplomatici […] Però non è riuscita ad avere degli economisti e dei giuristi in grado di gestire le sue banche, soprattutto le banche centrali. A causa dell’eredità coloniale non è messa nella possibilità di avere il controllo sulle sue monete. (3)
 
Il Franco CFA continua a sopravvivere ben oltre l’epoca coloniale, ponendo di fatto gli ex sudditi sotto la benevola tutela del governo e del potere finanziario francese, cosicché torna alla mente quella frase, già citata, che il Primo ministro Jules Ferry pronunciò davanti al parlamento nel 1885: Le razze superiori hanno il dovere di civilizzare le razze inferiori (etc.)”.
 
E riemerge la certezza dell’azione missionaria di un popolo, celebrata ancora nel 2005 con una legge dello Stato (4), che all’articolo 1 recita:
 
La Nazione esprime la sua riconoscenza alle donne e agli uomini che hanno partecipato all’opera compiuta per la Francia negli ex dipartimenti di Algeria, Marocco, Tunisia e Indocina, così come nei territori posti in precedenza sotto l’autorità della Francia.
 
All’Algeria che negli anni ’50 chiedeva l’indipendenza il governo coloniale rispose con una guerra che causò la morte di un numero imprecisato di civili, che va da 300 mila a mezzo milione; pochi anni prima, in Indocina, non furono meno di 300 mila i morti causati dalla guerra per l’indipendenza di Vietnam del Nord, Vietnam del Sud, Laos e Cambogia.
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NOTE
1. Dei 14 Paesi aderenti al FCFA 8 formano l’Union économique et monétaire ouest-africaine (Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea-Bissau, Mali, Niger, Senegal e Togo), 6 hanno dato vita alla Communauté économique et monétaire de l’Afrique centrale (Camerun, Repubblica Centroafricana, Repubblica del Congo, Gabon, Guinea Equatoriale e Ciad ).
2. Joseph Tchundjang Pouemi (1937-1984) è stato un economista camerunense.
3. Joseph Tchundjang Pouemi; Monnaie, Servitude et Liberté, La représsion monétaire de l’Afrique; Editions Manaibuc, 2emme edition, 2000. pag. 17.
4. Loi n° 2005-158 du 23 février 2005 portant reconnaissance de la Nation et contribution nationale en faveur des Français rapatriés.

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