La Contrada dell’Oca vince il Palio di Siena… d’Etiopia
Il 17 aprile 1938, era il giorno di Pasqua e un gruppo di giovani legionari senesi del XCVII Battaglione CC.NN. che si trovava nel villaggio di Ambaciara in Etiopia, per mitigare la nostalgia di casa, decide di organizzare un Palio straordinario. Vengono rispettate tutte le fasi: estrazione delle contrade, assegnazione, corsa, e tutti i regolamenti vigenti a Siena, solo che, non avendo cavalli, la carriera venne fatta con i muli e l’Oca si aggiudicò il primo Palio d’Africa.
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L’avvincente racconto di questo Palio venne narrato ne “Il Telegrafo” da Dino Corsi, nicchiaiolo, giornalista e corrispondente dall’Africa. Questa la cronaca di Corsi:
Non si è ancora spenta l’eco delle grida gioconde salutanti la venuta dell’aereo che la tromba di servizio echeggia in note parimenti allegre: pappa-pa-pa…la Marcia del Palio!
Ora è un correre verso la sede della Residenza: “Tirano su le Contrade!”
Tirano su le Contrade perchè oggi nel pomeriggio si corre il Palio, il Primo Palio di Siena d’Etiopia. Questo è l’omaggio pasquale offerto dal Residente ai senesi: il Palio!
Non una parodia della nostra Tradizione, non un insulso rievocare della giostra, ma una manifestazione che per svolgersi in Terra d’Africa, nella cittadella imperiale che s’è imposta il nome della città di Caterina Benincasa ha per noi che intensamente l’abbiamo vissuta un significato quanto mai grande.
Il sorteggio, effettuatosi alla presenza delle Autorità e dei rappresentanti le Contrade, si svolge regolarmente. Prima ad uscire…è la Tartuca.
Nel pomeriggio, un’ora prima della corsa, la consegna dei… cavalli (veramente dei muletti), le solite scene che svolgono nella Piazza il 29 giugno e il 13 agosto vedono ora a loro teatro il piazzale interno del forte. Il “Dacceloooo!” tradizionale risuona da centinaia di petti e non manca il caratteristico “beh!” all’indirizzo delle inevitabili “brenne”.
La sorte ha favorito Nicchio e Drago. E tra i nicchiaioli – massa rumorosa e clamorosa – e il gruppetto dei dragaioli si accende sorda la lotta. I pochi minuti che separano dalla giostra sono vissuti intensamente da contradaioli e dirigenti.
Specialmente i “mangini” si danno da fare per piazzare nel migliore dei modi e fogli da cento a loro disposizione; giacchè, per rispetto alle tradizioni, i “partiti” avvengono regolarmente.
Giunge l’ora, la pista della Residenza, che per la forma geometrica, somiglia un po’ al “Campo”, formicola di gente ansiosa e fremente, i tamburi e le trombe accompagnano la “passeggiata storica”. In testa al corteggio è il Palio, l’ambito premio, offerto al battaglione dalle genti di Ambaciara. Si snoda il corteo… e anche se mancano i costumi e le bandiere, son sufficienti le trombe e i tamburi a darci l’illusione che ci fa contenti.
L’ordine risuona nella pista e la moltitudine tace. Si apre la busta (tutto in regola, come a Siena) e le contrade prendono posto alla mossa. Drago!… lo storno – il più veloce – entra per primo… ma i nicchiaioli han ben lavorato e, al calar del canape, il muletto non parte.
Nicchio! Nicchio primo!… l’azzurro corre verso la vittoria, ma a “San Martino” (vogliamo dire alla prima curva) la bestia ha uno scatto e si fa raggiungere dal Drago che liberatosi dalla stretta delle Contrade… vendute, si è fatto luce.
Per due giri e mezzo Nicchio e Drago procedono appaiati suonandosi un sacco di nerbate, ma all’ultima curva del terzo giro, diciamo pure al “Casato”, i due quadrupedi si impuntano, si fermano e non procedono oltre. L’Oca, rimasta fino ad allora in ombra, si fa largo a suon di nerbate e… vince. Sorpresa generale!
Nicchiaioli e Dragaioli, uniti dal… purgante, bestemmiano la loro rabbia mentre quei di Fontebranda, ricevuto il Palio dalle mani del Reggente, portano in trionfo il drappellone e inneggiano alla vittoria. Echeggiano gli stornelli tradizionali, il “Daccelooo!” risuona come rombo di cannone e i tamburi rullano a festa.
Agli ocaioli si sono uniti quelli delle contrade amiche… l’entusiasmo, il delirio sono reali, sono quelli a Siena.
Ci sembra di udire il sommesso mormorio di Fonte Gaia, alziamo gli occhi come a cercare l’esile sagoma del Mangia e finisce l’incanto. Lassù in alto, lungo il muro del forte, è ferma una sentinella.
Il milite, al posto di servizio, ha vegliato ore e ore per noi, per la nostra festa. E ci ricorda, il camerata, il nostro compito, il dovere da assolvere, compito faticoso di italiani e legionari.
Non si odono più i tamburi e le trombe. Solo una cornetta fa sentire ora le note del cambio della guardia: Avanti, ai posti di vedetta! Sta per scendere la notte; a gli occhi che hanno lacrimato di gioia per il giungere della posta, che han brillato di commozione nell’illusione del Palio dovranno ora aprirsi e vigilare sulla sicurezza del Presidio e sull’intangibilità di Siena d’Etiopia.
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La carriera, svoltasi su degli asini reperiti nell’area, abbiamo detto che venne vinta dall’Oca, Contrada cui apparteneva il Comandante Seniore Giuseppe Mariotti.
Il cencio, dipinto su di una bandiera, venne donato allo stesso Comandante, che lo riportò a Siena al termine del suo periodo di comando nel febbraio 1939 e, nel 2015 è stato donato proprio alla Nobile Contrada dell’Oca che lo conserva nel proprio Museo.
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