Quale era lo spirito del clero italiano rivolto al colonialismo? Pubblichiamo il necrologio di Mons. Garigliano, Vescovo di Biella dal 1918 al 1936, scritto dal can. F. Ottino e pubblicato su “La Rivista Biellese” del novembre 1936.

E in Vescovo dal grande cuore indisse l’adunata del popolo. Dove? Ad Oropa, dove nelle vicende più gravi della Patria i nostri padri erano sempre saliti. Una moltitudine innumerevole accorse al suo appello. E inquadrati in mezzo alla moltitudine scintillavano di decorazioni i più cospicui rappresentanti della Nazione. Il cielo versava su tutta quella gente in preghiera le sue lacrime; ma la gente rimaneva là, all’aperto, immobilmente fissa nella Madonna della sua fede e della sua speranza. Come tremavano le labbra! Come battevano i cuori! E tutti attendevano una parola che confortasse i presenti, che rassicurasse i partiti. E la parola venne. Da chi? Dal Vescovo. E quale parola! Come egli esaltò nella sua calda eloquenza la giustizia della nostra causa! Come bollò a sangue chi attentava alla nostra vita! Come pregò la dolce Madonna perché sventasse le trame degli iniqui e desse la vittoria alle nostre armi!
Tutti trepidavano. Lui no. Aveva una fede incrollabile nell’aiuto del Cielo e giunse a ringraziare in anticipazione la Celeste Patrona della protezione che non sarebbe mancata. Quelle espressioni produssero un effetto portentoso. Nelle anime era entrata una luce che non si sarebbe estinta più.
E venne la vittoria rapida, strepitosa, travolgente. E fra le Nazioni, fatte piccole dall’avvilimento, grandeggiò coronata di lauri l’Italia…”
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Grazie a Maurizio Bocca per il testo
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