C’è stato un tempo in cui essere onorevoli significava dare per primi l’esempio, soprattutto nei momenti decisivi per i destini della nazione.

Un personaggio oggi volutamente dimenticato al pari di tanti altri, ma che allora fece molto parlare di sé, fin dalla minore età. Si iscrisse infatti al partito fascista già il 18 novembre 1919, a soli otto mesi dalla nascita ufficiale del movimento.
L’entusiasmo giovanile, unito ad indubbie capacità, in particolare oratorie, gli fecero bruciare ben presto le tappe: fondò in quel periodo il Fascio del suo paese, San Pancrazio Parmense, e ne divenne segretario politico, unitamente alla carica di vicesegretario della Federazione Fascista di Parma; nel 1921/22 segretario dei sindacati di Parma; nel 1922/24 vicesegretario generale della Federazione dei Sindacati della provincia di Parma. Un ragazzo quindi molto attivo e preparato, consono all’azione quanto al pensiero: partecipò alla Marcia su Roma e fondò e diresse “L’Avanguardia Fascista” a La Spezia, laureandosi poco dopo in lettere.

Dirigente provinciale delle Corporazioni a Parma, quindi a Catania, Caltanissetta ed Enna, nel 1925 gli venne conferita la tessera ad honorem dal Fascio di Catania per l’alta opera compiuta in Sicilia. Fu poi trasferito a Pisa con medesimi incarichi, che assolse sempre con ottimi risultati.
Giornalista impegnato, oltre a La Spezia fu direttore de “La Fiamma” a Parma, poi de “Il Popolo di Romagna” a Forlì e più tardi de “L’Impero del Lavoro” ad Addis Abeba. La svolta politica arrivò per lui nel 1929, quando venne eletto deputato (successivamente consigliere nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni), carica che ricoprì fino al 1943. Fu inoltre commissario federale del PNF in provincia di Forlì, città che nel 1934 gli conferì una medaglia d’oro di civica benemerenza.

Nel frattempo pubblicò anche qualche libro, ovvero “Dal sindacalismo romantico al diritto corporativo” (con prefazione di Giuseppe Bottai, Licinio Cappelli editore, 1931), “Vita fascista provinciale” (Tipografia del Littorio, 1933) e “Lavoro italiano nell’Impero” (A. Mondadori, 1938).
Nella Seconda Guerra Mondiale, “ispettore per la Libia, durante un importantissimo e lungo ciclo operativo provvedeva con i migliori risultati all’assistenza delle popolazioni civili della Libia e delle truppe operanti recandosi, quando necessario, nelle linee più avanzate e dimostrando in ogni circostanza coraggio e sprezzo del pericolo.

Dopo l’8 settembre fece parte della RSI e amministrò come capo della provincia Piacenza e Modena. Trasferitosi poi a Buenos Aires, diresse per molti anni un periodico rivolto agli italiani del posto. Morì il 16 marzo 1976 a Roma e venne sepolto nel cimitero della sua terra natale, romantica custode di memorie e personaggi da preservare come esempio alle nuove generazioni.
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Marco Formato
Buogiorno in realtà cercavo notizie sulla vita privata di Davide Fossa ,il suo matrimonio con Lucia Randone e le sue figlie Annarita eAdamaria.Spero di ricevere una risposta per Me è molto importante.Grazie!!!!
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Può contattare l’autore dell’articolo alla sua mail marco.formato@alice.it Cordialmente
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