
Asmara, sala da biliardo. Foto di Roberto Guiot
Cresce la lista dei paesi “travel ban” entrati nella black list americana. È del 31 gennaio l‘annuncio dell’amministrazione Usa di aver inserito l’Eritrea, la Nigeria, il Sudan, la Tanzania, il Kirzighistan e il Myanmar perché non avrebbero rispettato gli standard di sicurezza e la condivisione delle informazioni globali.
I nuovi ingressi nella black list si vanno ad aggiungere a Iran, Libia, Siria, Somalia e Yemen, paesi da tempo soggetti a restrizioni di viaggio verso gli Stati Uniti.
Il 3 febbraio il Ministero dell’Informazione di Asmara ha espresso la propria perplessità per quello che definisce “un atto ostile” da parte dell’amministrazione americana, che contraddice la linea di apertura mantenuta finora dall’amministrazione Trump nei confronti del paese.
Una posizione che potrebbe spiegarsi in vista delle prossime elezioni ribadendo il concetto “America first”.
Resta comunque strana la scelta di inserire il paese africano nella lista del “travel ban” quando proprio Asmara aveva protestato contro le passate amministrazioni americane che concedevano l’asilo automatico agli eritrei che ne avessero fatto richiesta.
“Una politica di spopolamento, l‘aveva definita Asmara. Un sistema collaudato – commenta il sito eritrealive – dall‘America ed esportato in Europa per alimentare aspettative e migrazioni letali, almeno quelle via mare dalla Libia verso l’Italia”.
Il travel ban non permette di emigrare negli Usa per lavoro ma non impedisce gli ingressi negli Stati Uniti per turismo.
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Massaua oggi. Foto di Roberto Guiot
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