Il monumento era stato eretto dai prigionieri italiani nella zona del campo 360 di Ndarugu, nei pressi di Nairobi, di fianco alla chiesetta semrpe costruita dagli italiani durante la detenzione da parte dei Britannici.
Il monumento era sormontato da una statua raffigurante la Madonna o forse la Vittoria, della quale rimane solo una base non leggibile. L’altezza complessiva, compreso il basamento, era di circa 5 metri.
Erano presenti due bassorilievi in cemento di 80 cm per 100 cm.
Nel primo bassorilievo si vede una strada a tornanti che partendo da un gruppo di tucul raggiunge un bosco. Si tratta della famosa strada del Passo Uolchefit, costruita dal Genio Militare tra gli anni 1936 e 1937, dove ha avuto luogo la penultima resistenza italiana prima di quella definitiva di Gondar. Lungo la strada si notano un carro armato FIAT e un autocarro SPA “Dovunque”. In volo si riconoscono un caccia FIAT Falco CR 42 e due bimotori Caproni Ca 310 da bombardamento.
Sul lato opposto del Monumento il pannello raffigurava un ufficiale che sventola una bandiera, e due postazioni ricavate nella roccia in mezzo alla tipica vegetazione etiopica. Nella prima postazione tre militari e un ascaro dietro ad un cannone da 75/27 mod.11-1911, nella seconda postazione due soldati dietro una mitragliatrice Breda mod.37.
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“Domenica 26 maggio mia moglie ed io abbiamo accompagnato il giornalista della Rai Enzo Nucci, il fotografo Paolo Torchio e Magalì Manconi all’ex Campo 360 di Ndarugu sul quale intendono fare un servizio fotografico e televisivo – scrive Manos – Abbiamo constatato con infinita tristezza che il monumento costruito dai prigionieri di guerra italiani nel 1942 è stato distrutto. Le ruspe del concessionario della cava di pietra che opera nella zona lo hanno abbattuto disperdendone i pezzi. Una serie di foto di Paolo Torchio documenta lo scempio. Nel 2011, a seguito dell’interessamento mio e di mia moglie e all’intervento ufficiale dell’allora Ambasciatore Magistrati , quel monumento è stato dichiarato “monumento di interesse storico nazionale” nella Gazette Notice No. 11252”.
“Quel monumento storico, quel ricordo di 10.000 soldati prigionieri dava fastidio a qualcuno? – si chiede il fotografo Paolo Torchio – Poteva essere un freno alla devastazione della collina ad opera degli scavatori di tufo? È l’unica cosa che mi viene in mente, perché’ altre spiegazioni non ne trovo. Di sicuro è un atto di indicibile violenza che offende l’anima di tutti gli italiani , e non solo in Kenya”.

L’augurio è che, oltre a recuperare alcuni frammenti del monumento che ancora mostrano bassorilievi, iscrizioni e simboli, si riesca a venire in possesso dell’ex chiesa del campo, attualmente affidata alla Chiesa Presbiteriana dell’Est Africa, per riportarla al culto cattolico e preservarla da altri atti vandalici.
“Anche la chiesa è “monumento di interesse storico “ – conferma Manos – ma la protezione si estende solo all’area immediatamente circostante. L’abbattimento del muro fa presagire ulteriori interventi e al fine di evitare un altro fatto compiuto andrebbe eretta sul posto un’opportuna segnaletica. Ma il modo più sicuro per garantire alla chiesa un’effettiva protezione in futuro sarebbe il suo acquisto per ripristinare la destinazione al culto cattolico originale, come già proposto dalla PCEA in passato alle nostre Autorità”.
salve
si puo solo sperare che l’atto sia dovuto solo a poca conoscenza o ignoranza della zona perchè se fosse un fatto premeditato sarebbe ben grave ma temo che i nostri rappresentanti politici dimostrino un totale disinteresse alla faccenda.
un saluto
Piero e famiglia
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