
Una sanguinosa e brutale guerra di liberazione dalla Francia durata 8 anni, iniziata nel 1954 e terminata con l’accordo di pace del 18 marzo 1962 con la definitiva indipendenza algerina.
Il presidente francese assegnerà oggi, come segno di riconoscimento, la Legion d’Honneur, la massima onorificenza del paese, a più di 20 ex combattenti e persone che hanno combattuto per Parigi .
Si tratta di un atto dovuto per affrontare il doloroso retaggio coloniale della Francia in nord Africa, poiché dopo l’indipendenza solamente 60.000 “harkis”, i lealisti algerini, furono ammessi in Francia, dove però soffrirono grandi discriminazioni, mentre gli altri, – gli storici parlano di cifre tra i 55.000 e i 75.000 – sono dovuti rimanere in Algeria, dove la maggior parte sono stati uccisi perché considerati traditori.

In Francia la questione degli harkis è un problema delicato perché deve fare il paese deve ancora fare conti con il suo passato coloniale e fino ad oggi nessun presidente ha voluto riconoscere e affrontare i reati commessi in Francia e in Algeria dopo la guerra.
Fu Nicolas Sarkozy nel 2012 il primo presidente francese ad ammettere che la Francia aveva fallito il suo dovere nei confronti degli algerini che avevano combattuto per il paese.
Lo scorso anno, in campagna elettorale, Macron aveva suscitato polemiche dichiarando che la colonizzazione dell’Algeria da parte della Francia fu un “crimine contro l’umanità”.

A settembre la comunità harki ha sollecitato Macron a concedere risarcimenti superiori commisurati alle loro sofferenze a causa della guerra algerina, ricordando il sostegno che la comunità gli ha dato nella sua campagna presidenziale del 2017 e minacciandolo di presentare una denuncia internazionale contro la Francia per crimini contro l’umanità, se il governo non soddisferà le loro richieste.
La settimana scorsa Macron ha riconosciuto che Armée française aveva istituito un sistema che facilitò la tortura contro i patrioti algerini che combattevano per l’indipendenza. Ha inoltre ammesso che lo stato francese fu responsabile della tortura e morte del matematico Maurice Audin, un attivista indipendentista comunista scomparso ad Algeri nel 1957, e ha annunciato “l’apertura degli archivi in materia di civili e militari mancanti, francesi e algerini”.

«Quando un governo chiede al suo esercito di combattere un nemico che utilizza il terrorismo per costringere la popolazione a seguirlo, è impossibile che questo esercito non usi mezzi estremi» dichiarò il generale dei paracadutisti Paul Aussaresses, confermando che la tortura veniva praticata sistematicamente e non episodicamente.
Ricordate il film di Gillo Pontecorvo, “La Battaglia di Algeri”, quello studiato anche nelle accademie militari e vietato in Francia per più di 40 anni?
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di © Alberto Alpozzi – Tutti i diritti riservati
