“Come neve sui monti d’Albania”. Presentazione a Torino del libro di Candido Bottin

“Come neve sui monti d’Albania”. Presentazione a Torino del libro di Candido Bottin

Una storia che nasce nelle campagne piemontesi per sfociare tra le montagne albanesi, negli anni in cui un semplice telo e una manciata di sedie regalavano a un ragazzo la magia del cinema, e quattro animali quella del circo. In cui la scelta di una semplice bicicletta andava ponderata perchè foriera di conseguenze per tutti i membri della famiglia. In cui una divisa da balilla era sogno e segno di distinzione per un ragazzo che non aveva i mezzi per sfuggire alla trinità Dio, Re e Patria, perchè era la sola realtà che poteva conoscere, ma alla quale invece si sottrarrà la sua famiglia in una giornata storica per l’Italia.

9 maggio torino

 

 

Presentazione a Torino mercoledì 9 maggio 2018 ore 18.30 presso la libreria Belgravia in via Vicoforte 14/d del libro “Come neve sui monti d’Albania” di Candido Bottin, Araba Fenice.
 
Converserà con l’autore Riccardo Gavioso, scrittore, blogger, giornalista web torinese.
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Come neve sui monti d'AlbaniaIL LIBRO “Come neve sui monti d’Albania”

Lekdushaj o Lekdushi è un minuscolo villaggio fatto di vecchie case di pietra, incastonato tra i monti aspri dell’Albania, a metà strada fra le città di Tepeleni e Argirocastro; talmente piccolo che anche oggi è formato da non più di una quindicina di fabbricati.
Ai margini del villaggio, per molti anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, è rimasto un piccolo cimitero militare, che ospitava le salme di alcune decine di soldati italiani, morti tra il 1940 e il 1941, quando furono inviati da Mussolini a spezzare le reni alla Grecia. 
Ma ciò che fu spezzato, piuttosto, sono state le vite di tanti giovani gettati allo sbaraglio da un esercito disorganizzato e inefficiente, che non si curava troppo dei propri uomini.
Fra quelle tombe, ce n’era anche una contrassegnata dal numero 130, nella quale riposava Giorgio Marchisio, partito da un piccolo paese del Piemonte meridionale pochi mesi prima dello scoppio della guerra e morto a soli venti anni proprio a Lekdushaj, colpito da una granata sparata dall’artiglieria greca.
Di questa sua avventura militare, Giorgio aveva scritto tre diari, che successivamente alla sua morte sono stati recuperati dal Cappellano del battaglione e recapitati alla famiglia, che li ha conservati gelosamente e religiosamente per settantacinque anni, fino a quando le sorelle ancora viventi hanno voluto offrirmeli in lettura, per poi magari raccontare la sua storia.
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DALLA PREFAZIONE di Riccardo Gavioso
Qualcuno ha detto che “la storia entra nelle nostre case”, affermazione tutt’altro che scontata visto che la Storia, quella con la maiuscola, sembra ormai appartenere più alla sfera dell’erudizione personale che a quella del nostro quotidiano. Anche all’inizio del secolo passato l’affermazione era corretta, ma era ben più facile che la Storia si presentasse a bussare in gramaglie alla porta di una cascina, piuttosto che a quella dei signori, intenti a piegarla ai loro interessi e alle loro brame di gloria.
La Storia però, alcune volte, ritorna anche nelle nostre case in forma di diari o di lettere, per consentirci di coglierla nelle sue molteplici sfaccettature, sempre che quei fogli scritti tra mille difficoltà abbiano la fortuna di finire nelle mani di chi sappia valutare i loro carati e cucirgli intorno un romanzo che pur rispettandone l’autenticità, riesca a cesellarli e renderli fruibili per il lettore.
In questo Candido Bottin è straordinario. Non altera e non giudica, non si erge super partes, ben sapendo che vagliare il sentire di un ragazzo del venti e del ventennio, se è un operazione auspicabile per il lettore, può diventare arroganza per l’autore. Si limita a illuminare lettere e diari di Giorgio Marchisio per fare acquisire tridimensionalità a quelle tracce d’inchiostro, fino a trasformarle in sentieri di storia.
Una storia che nasce nelle campagne piemontesi per sfociare tra le montagne albanesi, negli anni in cui un semplice telo e una manciata di sedie regalavano a un ragazzo la magia del cinema, e quattro animali quella del circo. In cui la scelta di una semplice bicicletta andava ponderata perché foriera di conseguenze per tutti i membri della famiglia. In cui una divisa da balilla era sogno e segno di distinzione per un ragazzo che non aveva i mezzi per sfuggire alla trinità Dio, Re e Patria, perché era la sola realtà che poteva conoscere, ma alla quale invece si sottrarrà la sua famiglia in una giornata storica per l’Italia.
Se state leggendo queste righe, che l’amico Candido ha voluto imprestarmi, la Storia sta per entrare anche nella vostra casa, e lo farà con la sensibilità e il nitore stilistico da sempre propri della penna di Bottin, rimanendoci fino a quando l’autore vi sorprenderà mettendo la parola fine, non al romanzo, ma alla vera storia di Giorgio Marchisio, ragazzo buono e gentile, contadino e telegrafista, strappato alle amate campagne di Monasterolo dalla follia degli uomini.
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L’AUTORE Candido Bottin
Nato a Pinerolo nel 1965 e risiede a Scalenghe.
Laureato in Architettura è profondamente legato alla sua terra, protagonista dei suoi libri.
Il suo esordio letterario risale al 2007 con il libro “Il Confine” ed. Boopen a cui hanno fatto seguito “La Chiesa nuova” 2009  ed. Boopen, “Pianura” 2013 ed. Araba Fenice e “Un passo dopo l’altro” 2016 ed Araba Fenice.

 

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