Gli aiuti agli studenti somali e la sinistra del “prima gli italiani”

Tra le condizioni poste dal’ONU all’Italia per la concessione dell’Amministrazione Fiduciaria Italiana della Somalia (“A.F.I.S.”), particolare risalto fu dato all’implementazione e alla modernizzazione del carente e obsoleto sistema scolastico dell’ex colonia d’oltremare.
AFIS_1950_Alza_bandieraRoma tenne sostanzialmente fede agli impegni, istituendo nel 1950 una scuola di preparazione politica e amministrativa a Mogadiscio (per la creazione della futura classe dirigente del Paese) e avviando, nel 1953, un piano quinquennale per lo sviluppo dell’istruzione e della cultura somale.
I nostri governi stanziarono inoltre, tra il 1952 e il 1960, un programma di borse di studio che permise a 531 studenti e maestri somali di ottenere una formazione universitaria e l’abilitazione all’insegnamento nelle scuole italiane.
Benché onerosi per le casse dello Stato, gli sforzi a vantaggio del sistema scolastico del vecchio possedimento africano non solo andavano parzialmente a “risarcire” gli indigeni per l’occupazione coloniale, ma rispondevano anche all’esigenza, vitale, di favorire la nascita di un’élite bendisposta verso l’Italia come verso l’Occidente (a quel tempo, il Corno d’Africa rientrava negli interessi di Mosca); le sinistre, tuttavia, si opposero al programma, motivando il loro no agli aiuti sulla base degli elevati costi dell’operazione.
francobollo scuola somalaA questo proposito, in una seduta parlamentare del 14 novembre 1950 dedicata al tema dell’amministrazione fiduciaria, ecco cosa diceva il deputato comunista Giuseppe Berti: “Abbiamo preso l’impegno di instaurare un sistema scolastico solido e sanamente concepito, che tenga conto della cultura e della religione islamica; abbiamo preso l’impegno di instaurare il più rapidamente possibile un sistema di istruzione pubblica che comprenda anche le scuole normali e tecniche, di assicurare gratuitamente per lo meno l’istruzione primaria e di favorire l’insegnamento superiore e professionale; abbiamo preso perfino l’impegno di far venire in Italia, nelle università, studenti somali. Grandi, vasti impegni! [ …] Due sono i casi: o, quando abbiamo assunto quegli impegni, abbiamo fatto della retorica o abbiamo mentito sapendo che mentivamo, allorquando abbiamo firmato impegni di questo genere”.
Ancor più radicali e identitarie le posizioni del suo collega di partito Fausto Gullo, contrario all’impegno che obbligava il nostro governo “ad avviare i giovani somali verso le grandi università d’Europa, noi che abbiamo nella nostra terra la vergogna del 50% di analfabeti”.
Se da un’ottica anti-imperialista i contributi al sistema scolastico somalo avrebbero potuto rivestire una valenza risarcitoria per il nostro passato coloniale, è tuttavia interessante notare come le sinistre rifiutarono quella che, di fatto, era una misura per l’elevazione e l’emancipazione di popolazioni arretrate e considerate sfruttate dall’Occidente e dall’uomo bianco.
 
di © Davide Simone – Tutti i diritti riservati

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