Napoli, 18 luglio 1900. Il discorso del Ministro della Guerra agli ufficiali in partenza per la Cina

Caserma dei Granili, Napoli, 18 luglio 1900.

Il ministro della Guerra, qui venuto per ispezionare le salmerie e l’allestimento dei vapori del Corpo di spedizione in Cina, ha riunito a rapporto stamattina, nella caserma Granili, gli ufficiali di detto Corpo, a cui ha diretto le parole seguenti:

Il ministro della Guerra Coriolano Ponza di San Martino (al centro di profilo) a colloquio con altri ufficiali generali al momento della rivista delle truppe del Corpo di spedizione in Cina presso la Caserma Granili di Napoli la mattina del 18 luglio 1900

Signori ufficiali,
al saluto dei reggimenti, che dai lontani presidii seguono col cuore la vostra fortuna, io vengo ad aggiungere il mio, ed invito i singoli comandanti di compagnia e distaccamento a trasmetterlo da parte mia alle truppe riunite.
Rispetto alle forze che si dirigono in Cina dalle potenze più prossime e più interessate, più ricche, voi siete pochi: un gruppo attorno ad una bandiera. Ma, più del numero, è questa la rappresentanza del concorso dell’Italia all’opera di civiltà. E che la bandiera sia in buone mani mi affidano lo slancio di tutti, ufficiali o soldati, a presentarsi anche volontari all’impresa.
Senza alterare menomamente la compagine dell’esercito, ma con sacrificio pecuniario proporzionalmente più grave, l’Italia potrebbe, con lo stesso sistema ora seguito, raggiungere teoricamente una forza di spedizione assai maggiore, e ciò fino ad un certo limite.

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Ma anche arrivando a questo, la forza sarebbe pur piccola rispetto a quella che vi troverete di fianco, né potrebbe in conseguenza avere effetti decisivi o mutare sensibilmente la situazione nostra nel Corpo di truppe internazionali.
È perciò dovere del Governo di attendere ancora gli avvenimenti per regolare da questi l’azione ulteriore, commisurandola bensì alla necessità del nostro decoro e dei nostri interessi, ma tenendo pur conto del disagio finanziario inerente ad una grossa spedizione. Del resto poi non è scopo nostro né d’altri un’occupazione territoriale. Vendicate le Legazioni, la conquista cui si tende è la conquista di un mercato, e per questa vale soprattutto la forza economica del Paese, che non potrebbe che diminuire con una grande spedizione.
Grave ad ogni modo è il compito vostro, essendovi affidato il prestigio e l’onore dell’esercito italiano.
Sulla composizione del vostro piccolo Corpo molto si è detto e molto soprattutto si è scritto in questi ultimi giorni e dobbiamo riconoscere nell’opinione pubblica un atteggiamento assai benevolo verso noi, di cui è dovere nostro essere grati.

La formazione della spedizione

Da trent’anni gli eserciti d’Europa si organizzano per l’unico scopo di rovesciare ad un dato giorno il popolo in armi alla frontiera; ma nei trent’anni questo bisogno non si è presentato mai, e si dovettero invece allestir molte imprese, cui, come a questa, avrebbero soddisfatto meglio organizzazioni antiche, mentre colle nuove conviene per forza ricorrere ai ripieghi per la costituzione di battaglioni di settecento uomini.
Questi ripieghi possono essenzialmente essere tre: si può infatti prendere il battaglione organico, rinforzandolo con elementi tratti dal reggimento e dalla brigata; ma questo battaglione, non solo verrebbe poi a mancare nel caso di mobilitazione in Italia, ma verrebbe anche ad indebolire soverchiamente quelle unità che hanno fornito rinforzo; l’altro metodo sarebbe quello di bandire in tutto l’esercito un concorso volontario di ufficiali e di truppa, formando poi con elementi così raccolti da varie parti le compagnie. Ma è troppo evidente (e dura ne fu l’esperienza) che mancherebbe poi in queste ogni coesione.
Rimane il terzo sistema, che è una media fra i primi, e si adottò da noi prendendo una compagnia organica in ogni brigata, rinforzandola con elementi della brigata stessa, preferibilmente volontari.
Partita la spedizione, la compagnia mancante può riformarsi sotto il capitano a disposizione, e la deficienza si tradurrà nell’avere sette uomini di meno per compagnia nelle ventiquattro della brigata.
La compagnia della spedizione, così formata da un nucleo permanente, e rinforzata con uomini tutti della stessa brigata, cioè degli stessi distretti ed in parte dello stesso reggimento, si trova fin da principio in buone condizioni di affiatamento, mentre poi nel battaglione quest’affiatamento non occorre, se non tra gli ufficiali e sott’ufficiali, e questo si ottiene con rapidità.
Sistemi però che siano scevri di ogni difetto non esistono punto, e questo ha la pecca che non tutti i componenti la spedizione sono volontari. Finché si tratta di ufficiali che fanno il loro mestiere per elezione, ciò non importa, ma pel soldato che lo fa per obbligo di cittadino è questa una grande esigenza, e voi non lo dovete scordare raddoppiando per essi le cure.
Ai due battaglioni così formati si sono aggiunti i servizi necessari, cioè il distaccamento d’artiglieria con quattro mitragliere, il distaccamento del genio con gli zappatori, i pontieri, i telegrafisti, gli ottici, il distaccamento di sanità col materiale di cento letti, e uno di sussistenza con quattro forni mobili in ferro e un drappello di reali carabinieri, il tutto con l’aliquota di trasporti abbastanza considerevole, cui si aggiungeranno poi sul posto i “coolies”.
Non si manda la cavalleria, la cui utilità è meno grande in quelle terre basse o paludose, cosicché basterà per tutti quella che manderanno le Potenze più vicine, mentre per le lontane l’utilità non sarebbe in relazione colle spese di trasporto. Per tutti ancora si ha una ricca dotazione di vestiario estivo e invernale, e anzi si sta trattando a Shanghai un compromesso per l’acquisto eventuale di 2000 pellicce.

La questione dell’artiglieria

Ora veniamo alle artiglierie. Si è fatto ultimamente un gran parlare in proposito, e quasi si volle proclamare per qualcuno la nostra impotenza, pel fatto che la spedizione ha luogo, a detta loro, senza cannoni. Anzitutto ciò non è, perché la nostra Divisione navale può mettere a terra sette pezzi da sbarco, e io ebbi cura di allestire la spedizione in modo che questi possano trainarsi, ovvero someggiarsi dai nostri muli guerniti e condotti da conducenti di artiglieria, mentre li seguivano le munizioni con carri leggeri militari. Ora mentre la proporzione adottata generalmente in Europa è di cannoni di 3 e mezzo per mille uomini, averne sette per 1400 compenserà largamente il piccolo calibro. Oltre a questo poi si diedero alla spedizione quattro mitragliere Gardner che, in certe condizioni, potranno rendere buoni servizi.
Fra i varii progetti vi era anche quello di mandare una batteria da nave, ma in primo luogo non era sicuro che questa potesse poi uscire dalle comunicazioni maggiori, poiché le secondarie altro non sono, a quanto pare, argine di limite tra le risaie. Più di tutto ci fermò la considerazione della spesa equivalente almeno a quella pel trasporto di 500 uomini.
Notisi ancora che mentre da Napoli a Taku corrono 8800 miglia marine, ne sono 800 da Nagasaki, cosicché dal Giappone verranno probabilmente i materiali pesanti necessari alle truppe internazionali, con una spesa 11 volte minore di quella che per lo stesso scopo dovrebbe fare l’Italia.
Ma la questione dell’artiglieria non si riferisce oggi soltanto alla spedizione in Cina, poiché se ne è fatta ormai un’arma politica, ed io non avendone altra, debbo prendere questa occasione per protestare contro le esagerazioni di certe voci sullo stato delle cose, e pubblico, poiché risulta ampiamente dal progetto di legge sulle spese straordinarie del quinquennio, depositato colla sua relazione al banco di Presidenza della Camera, ed attesto qui la verità di tutto le affermazioni che in questi documenti si contengono.
Sta il fatto che il nostro materiale da 7, tanto da campagna come da montagna, non è all’altezza dell’attuale progresso, ma sta pure il fatto che già se ne è iniziata la trasformazione colla commessa di 523 bocche da fuoco, per cui i fondi in parte già sono disponibili oggi, cosicché entro due anni essa potrà ritenersi compiuta, compresa quella per l’artiglieria da montagna, con 192 nuovi pezzi, di cui si sta ora sperimentando il modello.
Quanto al materiale da 9, abbiamo 1350 pezzi in buono stato di servizio, che potrebbero entrare in campagna domani. Rispetto ai tipi più recenti, essi sono, a dir vero, alquanto inferiori, ma un miglioramento sensibile si potrebbe già ottenere colla trasformazione del munizionamento, per cui basterebbero in avvenire mezzi a mano dell’Amministrazione militare. Ad ogni modo le nostre condizioni potrebbero essere migliori. Non è però affatto giustificato il grido d’allarme che si gettò da alcuno. Ma vi sono altre questioni ugualmente importanti, sebbene si possano, mediante opportuni spostamenti, risolvere collo risorse ordinarie del bilancio, a cui converrebbe tosto por mano.
Così quella di portare a numero i cavalli degli squadroni ed estendere maggiormente la concessione del cavallo ai capitani di fanteria, così via via. A queste urgenti misuro non si potrebbe certo pensare, quando la nostra spedizione d’oltremare venisse ad oltrepassare il limite esattamente segnato dal nostro decoro e dai nostri interessi in quei lontani paesi, e questo vi spiega le mie esitazioni a questo riguardo.
Comunque sia, sono lieto constatare qui che l’allestimento e il concentramento di questo Corpo di spedizione si fece nel massimo ordine, poiché, spiccate le prime circolari la mattina del 1 luglio, nessuno ebbe più da rivolgersi per schiarimenti all’Autorità centrale.

Durante la traversata

Il mattino del 20 luglio avrà luogo l’imbarco, come già sapete, sullo tre navi Giava, Singapore e Marco Minghetti, in cui si è stabilita per ogni uomo, ogni cavallo, una larga aliquota di tonnellaggio netto, pari a quella per analoghi viaggi fissata dalle ordinanze inglesi. Malgrado ciò la traversata può prevedersi penosa, sia nel Mar Bosso, dove il sole sarà nel secondo passaggio allo zenit, sia da Aden a Colombo in pieno monsone: e questo naturalmente richiederà negli ufficiali un lavoro indefesso per occupare gli uomini, stando anche con essi nelle batterie basse, quando vi si respira male.
Ma a questo proposito spero che le mie raccomandazioni siano superflue.

Il concorso della Marina – Conclusione

Dopo la traversata ogni previsione sarebbe prematura, sicché termino qui con due raccomandazioni: prima è l’unione, perfetta colla regia marina, che ha già segnato gloriosamente col sangue la via dell’interno; essa vi scorterà nei mari di Cina; a terra poi vi darà l’artiglieria e le compagnie di sbarco, come voi le darete i materiali di accampamento, e tutto quanto le possa abbisognare.
Da questa intima cooperazione dipenderà in buona parte il vostro successo. La seconda è tutta morale per mettervi in guardia contro gli entusiasmi eccessivi ed irragionevoli che per naturale reazione si mutano presso a breve scadenza in depressione. Il Paese nostro è impressionabile; se chi di noi è senza peccato dovesse gettare la prima pietra resterebbero tutte nel mucchio, ma ciò non toglie che abbiamo sempre da combattere la tendenza alla esagerazione, questo anche nella corrispondenza privata, essendo caratteristica dell’uomo forte l’apprezzamento freddo e spassionato delle situazioni. Con ciò auguro a voi tutti buona salute e buona fortuna.

NOTA A MARGINE di Filippo Del Monte

Il discorso tenuto dal generale Ponza di San Martino agli ufficiali del Corpo di spedizione in partenza per la Cina ebbe un importante significato perché tracciò la linea del governo Saracco in materia di politica militare che, in sintesi, si basava sull’assunto di evitare avventure coloniali troppo difficili da gestire e, contemporaneamente, su quello di avviare finalmente l’ammodernamento delle artiglierie e quindi il potenziamento delle “armi speciali” come previsto dalla scuola offensivista di cui il ministro della Guerra era un esponente di primo piano.
Il discorso fu ben accolto da quotidiani come “Il Corriere della Sera” (liberal-conservatore), “Il Popolo Romano” (sinistra costituzionale anti-radicale), “L’Opinione” (liberal-conservatore), “La Tribuna” (neo-crispino nazionalista) e “La Nazione” (liberal-conservatore) mentre critici furono “La Stampa” (sinistra giolittiana) ed “Il Secolo” (radicale). I giornali “L’Avanti” e “L’Italia” (rispettivamente organi del PSI e del PRI) accolsero tiepidamente le parole del ministro.
Sul piano prettamente militare il discorso è invece particolarmente interessante per le informazioni sulla formazione del Corpo di spedizione e le spiegazioni tecniche che Ponza di San Martino fornisce agli ufficiali su alcune scelte come quella delle dotazioni di artiglieria, l’assenza di cavalleria e quelle del vestiario.

La prima pagina de “Il Popolo Romano” di giovedì 19 luglio 1900 dove sono riportati sia il discorso del ministro della Guerra Ponza di San Martino (Un discorso dell’on. Ministro della Guerra) sia un interessante pezzo anonimo sulla questione dell’artiglieria nella spedizione cinese (L’artiglieria e la Cina)

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