La via intitolata alla Medaglia d’Oro Generale Maletti verrà cancellata e dedicata alla vittime di Debra Libanos

Via Generale Maletti_Cocquio Trevisago

La via Pietro Maletti a Cocquio Trevisago

A Cocquio Trevisago, piccolo comune del varesotto con poco più di 4.000 abitanti, la via centrale dedicata al Generale Pietro Maletti cambierà nome.

Il Generale, caduto a Sidi el-Barrani il 9 dicembre 1940 durante l’Operazione Compass fu insignito della Medaglia d’Oro al Valor Militare, oltre ad aver ricevuto nella sua lunga carriera di soldato 3 Medaglie d’Argento al Valor Militare (in Tripolitania nel 1917, in Cirenaica nel 1928 e in Africa orientale nel 1938), 2 Medaglie di Bronzo al Valor Militare (sul fronte italiano nel 1916 e in Tripolitania nel 1919), 1 Croce di Guerra al Valor Militare (in Tripolitania nel 1917) e un cavalierato dell’Ordine Militare d’Italia (in Africa Orientale nel 1936).
La via del paese venne dedicata al generale già nel 1940 dall’allora podestà del paese perché “eticamente caduto in Africa alla testa dei suoi battaglioni libici”, paese del quale fu sindaco, negli anni Settanta, anche la figlia Ginevra.
In seguito alla conquista dell’Etiopia, nel 1937, il Maletti si trovava ad Addis Abeba agli ordini del Vicerè Rodolfo Graziani. Qui, la mattina del 19 febbraio 1937, Graziani subì un attentato da parte della resistenza locale, mentre distribuiva cinquemila talleri d’argento ai poveri di Addis Abeba. Era un’antica tradizione abissina, con la quale il Viceré voleva dimostrare la generosità del governo italiano.
Nell’attentato, avvenuto con il lancio di 7-8 granate, morirono 7 persone: un carabiniere, due soldati di sanità, due zaptié, un tecnico italiano e un chierico copto.
I feriti furono una cinquantina, tra cui lo stesso Graziani raggiunto da 350 schegge, il generale Gariboldi, il vice-governatore generale Armando Petretti, i generali Armando e Liotta (il più grave: perse l’occhio destro e una gamba), i colonnelli Mazzi e Amantea, il governatore di Addis Abeba Siniscalchi, l’onorevole Fossa, il federale Cortese, l’abuna Cirillo, l’ex ministro etiopico a Roma Ghevre Jesus Afework oltre ai giornalisti Mario Appelius, Pegolotti, Ciro Poggiali e Italo Papini.
Il-generale-Pietro-Maletti

Il Generale Pietro Maletti

I due attentatori, Abraham Deboch e Mogus Asghedom, fuggirono in auto con il complice Semeon Adefres, che li condusse nella città conventuale di Debra Libanos, da lì si unirono alle formazioni partigiane di ras Abebe Aregai. Moriranno in Sudan, in circostanze poco chiare.

Le indagini vennero affidate al colonnello Azolino Hazon, comandante dei Carabinieri Reali in Africa Orientale. Scoperto che gli attentatori avevano trovato rifugio presso il monastero copto di Debra Libanos, Graziani telegrafò a Maletti: “raggiunto prova assoluta complicità dei monaci convento Debra Libanos con gli autori dell’attentato. Passi pertanto per le armi tutti i monaci indistintamente, compreso il vice-priore”.
Dal telegramma inviato il 21 maggio a Roma dallo stesso Vicerè si legge che vennero giustiziati 297 monaci e 23 laici sospetti di connivenza. Nei giorni successivi vennero poi fucilati 129 diaconi.*
A Cocquio Trevisago dunque dopo 80 anni si è deciso di cambiare la toponomastica cancellando il nome del Generale Maletti, responsabile dell’eccidio del monastero di Debara Libanos.
La decisione è stata ufficializzata dal Consiglio Comunale lunedì 10 febbraio, dopo l’anticipazione del sindaco Danilo Centrella: «Cancelleremo l’intitolazione a Pietro Maletti della strada della nostra parrocchia che verrà intitolata alle vittime della strage di cui il generale fu responsabile, in segno di rispetto a tutta la comunità cristiana, di ogni chiesa, in ogni parte del mondo».
Al Generale Maletti erano state dedicate vie anche nei comuni di Mantova e nella natia Castiglione delle Stiviere. In quest’ultimo comune la dedica è stata tolta per “inopportunità” nel febbraio 2017, stessa cosa a Mantova, nell’aprile 2018. Ora è la volta di Cocquio Trevisago.
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telegramma Graziani_Maletti_1937

Il telegramma di Graziani con gli ordini per Maletti

NOTA: I numeri delle vittime di Debra Libanos non sono da confondere con il cosiddetto “massacro di Addis Abeba” sul quale gli storici non sono ancora concordi sull’esatto numero.

5 thoughts on “La via intitolata alla Medaglia d’Oro Generale Maletti verrà cancellata e dedicata alla vittime di Debra Libanos

  1. ho già scritto ovunque possibile che la “memoria” deve essere dedicata a tutti gli eroi. Di Debre Libanos , che i più non sa neanche cosa /dove sia, ne stanno parlando perché devono rispolverare qualunque occasione per vituperare i Nostri Eroi, Io ho rispetto per i caduti di Debre, e ci sono stato portando solidarietà personale alle povere persone che ci abitavano. Ma non c’entra nulla coi nostri Soldati. Ormai siamo un Paese in decadimento. Roberto Bertucci

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  2. Sono stato a Debre Libanos ed ho studiato la massacre. Credo che Maletti era uno strumento di Graziani, non poteva rifiutarsi a seguire ordini da un Graziani ricoverato in ospedale ed evidentemente fuori controllo, impazzito di rabbia e desideroso di vendetta, una specie di Nerone con atteggiamento “apre moi le deluge” (persino Mussolini aveva già deciso di rilevarlo dal commando dopo l’attentato, solo in attesa che passasse un po di tempo prima di farlo, perché riportarlo in Italia subito dopo che Graziani fosse dimesso dall’ospedale avrebbe avuto costi politici eccessivi). Maletti si assicurò di documentare tutte le ordini ricevute da Graziani (particolarmente quelle riguardanti la fucilazione di minorenni), cosciente che Mussolini e l’allora Ministro delle Colonie Alessandro Lessona (grande rivale politico di Graziani) erano pronti a finire il vice regno di Graziani. I migliori due libri per capire l’attentato contro Graziani, che cominciò il ciclo di violenza, e la massacre stessa a Debre Libanos sono dello storico inglese Ian Campbell, che quando ero stato ad Addis Abeba un paio di anni fa viveva ancora. Il suo libro The Massacre of Debre Libanos – Ethiopia 1937 (credo solo disponibile in inglese) è molto ben scritto e contiene ricerche fatte da Campbell in situ, includendo testimoni diretti dei fatti. Per quel che riguarda gli etiopici oggi, mi ha sempre colpito molto come praticamente nessuno vuol dire niente contro gli italiani, neanche gli abitanti di Debre Libanos. Il punto esatto delle uccisioni dei religiosi copti (quello più conosciuto, in realtà ce ne sono stati due), rimane a nord ovest del monastero e non è facile arrivarci, teoreticamente è proibito l’accesso in quanto a lato di una base militare, ma se uno lascia la macchina e ci va a piedi non succede niente. Grazie e saluti.

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