A Mogadiscio si restaurano e conservano i vecchi monumenti fascisti e monarchici

Mogadiscio_Restauro_monumenti fascisti-Arco e Binocolo
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A Mogadiscio, nel 2017, si restaurano e conservano i vecchi monumenti fascisti e monarchici mentre in Italia, sempre oggi nello stesso 2017, la Presidente della Camera Laura Boldrini dichiara che in Italia ci sono persone “che si sentono poco a loro agio quando passano sotto certi monumenti” riferendosi alle vestigia di opere realizzate dal fascismo.
Ma non solo, il deputato del PD Emanuele Fiano, con un decreto legge approvato dalla Camera (ora deve passare al Senato) vorrebbe far arrestare “chiunque propagandi le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero delle relative ideologie, anche solo attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne richiami pubblicamente la simbologia o la gestualità” .
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1928_Mogadiscio_Parata_Militare_Arco_UmbertoEcco: mentre in Italia, la guerra civile viene ancora portata avanti con faziosità dai talebani della memoria, nella nostra ex colonia di Somalia “certi monumenti” (Boldrini) che richiamano “pubblicamente la simbologia” (Fiano) fascista e monarchica vengono invece non solo mantenuti ma anche restaurati.
È il caso dell’arco di trionfo del 1928 dedicato al viaggio nella Somalia italiana di Umberto di Savoia realizzato dallo scultore torinese Cesare Biscarra, sul quale capeggia ancora oggi la scritta “A Umberto di Savoia – Romanamente”, mentre in Italia Fiano ha espresso “necessità di cancellare la scritta DUX dall’obelisco dell’Olimpico a Roma”.
Il 29 febbraio del 1928 qui sotto sfilarono gli ascari del Regio Corpo Truppe Coloniali per omaggiare il Principe di Casa Savoia, in una cerimonia sfarzosa che sanciva anche il termine delle operazioni militari per la pacificazione dei Sultanati del nord, da poco concluse con successo, dal Governatore C.M. De Vecchi di Val Cismon.
Per l’arco di Umberto, che subì lievi danni durante la guerra civile, è stata sufficiente qualche stuccatura e intonacatura (seppure lavoro sommario).
1934_mogadiscio_visita_re-vittorio-emanuele-iii_binocoloMeno fortunato, subendo ingenti danni, è stato il “binocolo”, chiamato così per le due torri che ricordavano i binocoli usati delle persone in attesa degli sbarchi delle navi in rada ma che invece riprendono il motivo architettonico del minareto della moschea di Alì Jama.
Questo secondo arco di trionfo fu eretto nel 1934 su progetto dell’architetto Carlo Enrico Rava  per la visita del Re Vittorio Emanuele III. Oggi è in fase ricostruzione dopo anni di abbandono.
Anche qui sotto sfilarono le fascistissime truppe di ascari che scortavano il convoglio reale mentre “La Somalia Italiana accoglieva con profonda gioia e fierezza SUA MAESTÀ VITTORIO EMANUELE III simbolo vivente della storia e della gloria d’Italia e dinanzi a Lui i pionieri gli agricoltori i soldati giuravano di rinnovare su questa estrema terra italica il miracolo di vita che rese immortale nei secoli il nome di Roma”, recitava la targa dell’arco.
Due opere architettoniche celebrative che ricordano il passato e la storia della Somalia, quando era una colonia italiana, realizzate durante il ventennio fascista, che l’attuale Repubblica Federale Somala sta restaurando per mantenere viva la memoria, la propria memoria, perché nel passato ogni nazione scopre la propria identità e una nazione senza passato è una nazione senza futuro.
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Mogadiscio_1928-Arco_A Umberto di Savoia Romanamente

Ma i nostri politici lo sanno che il 1° aprile 1950 a Mogadiscio il Tricolore tornava a sventolare in Somalia con l’AFIS “Amministrazione Fiduciaria Italiana della Somalia”?

Boldrini e Fiano sono a conoscenza che il 21 novembre 1949 l’Assemblea generale dell’ONU approvò la risoluzione 289 con la quale assegnò il territorio della Somalia, su richiesta stessa del popolo somalo, in amministrazione fiduciaria all’Italia, benché, come nazione sconfitta nella seconda guerra mondiale, non facesse ancora parte dell’organizzazione? Il nostro compito, di 10 anni (l’Italia ne chiese 30) era quello di guidare gradualmente la nostra ex colonia all’indipendenza creando la classe dirigente e il sistema democratico . Sanno anche che si trattò dell’unico caso di amministrazione fiduciaria assegnata ad una nazione sconfitta nella seconda guerra mondialeVorrà dire qualcosa questo? Forse che il colonialismo italiano, particolarmente in Somalia, non è stato quello che ci hanno fatto credere sino ad oggi?
di © Alberto Alpozzi– Tutti i diritti riservati
 

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